Il Reddito di Cittadinanza non va abolito ma riformato e, nello specifico – nell’ottica di alcuni – deve essere esteso anche agli immigrati presenti da poco sul territorio.
Se per il co-fondatore del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, il Reddito di Cittadinanza è una misura ormai vecchia e va superata nella direzione di un Reddito Universale di base – permanente e incondizionato – anche per i ricchi, c’è chi, invece, continua a farne il proprio punto di forza su cui giocarsi la prossima campagna elettorale. Il nuovo leader pentastellato Giuseppe Conte, infatti, ha recentemente dichiarato di essere assolutamente orgoglioso della misura di sostegno approvata durante il suo primo Governo. Nonostante la lista dei “furbetti” che lo percepiscono senza averne diritto, continui ad allungarsi, per l’ex Premier sul Reddito di Cittadinanza non c’è nemmeno da discutere: “è una misura di civiltà“, ha sostenuto. Tuttavia va riformato. così com’è non è adeguato alle reali esigenze sociali, specialmente dopo mesi di chiusure imposte dall’emergenza Covid.
E, a tal proposito, la prima modifica è arrivata dopo lo stanziamento aggiuntivo di un miliardo di euro attraverso il decreto Sostegni: niente più sospensione del sussidio in caso di contratto lavorativo temporaneo. Ma il Governo di Mario Draghi vuole arrivare laddove i due esecutivi di Giuseppe Conte non erano ancora giunti: estendere il Reddito di cittadinanza anche ai migranti, abolendo il requisito dei dieci anni di residenza in Italia. Punto su cui è d’accordo anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico il quale ha specificato: “Sono necessarie risorse aggiuntive soprattutto per le famiglie numerose e gli immigrati. Il reddito prevede un requisito di residenza in Italia di dieci anni, mi sembra eccessivo e non esiste in nessun Paese europeo”. E ha aggiunto: “Il Reddito di Cittadinanza è un argine importante contro la povertà assoluta che è aumentata con il Covid, raggiunge 3 milioni di persone e l’importo medio è di 550 euro”.