Sequestro del conto corrente, ora possono farlo davvero

Se messe in atto pratiche di evasione fiscale, si può arrivare al sequestro del conto corrente. Lo stabilisce una sentenza della Cassazione

Blocco conto corrente (PIxabay)
Foto di kalhh da Pixabay

Il nostro conto corrente non è esente da eventuali ripercussioni fiscali. Ci sono dei casi ben precisi, infatti, dove è previsto che il denaro possa essere bloccato. Stiamo parlando del sequestro del conto corrente, una misura preventiva che potrà essere messa in atto in maniera del tutto lecita.

Il denaro presente sul conto quindi, nel caso dovessero esserci state pratiche di evasione fiscale, potrebbe essere bloccato. In questo caso si tratterebbe di una misura cautelativa, ma che, in circostanze ben precise, può essere più che attuabile.

Sequestro del conto corrente, ecco la sentenza della Cassazione

In caso di pratiche illecite ed eventuali mancanze relative al piano fiscale, il sequestro e blocco preventivo del conto corrente potrà essere messo in atto. A stabilirlo è una sentenza della Corte di Cassazione emessa il 4 agosto.

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Il procedimento del blocco preventivo del conto corrente è attuabile secondo la sentenza n.30332 emessa dai giudici della Cassazione. Secondo la Corte, in caso di evasone fiscale messa in atto da un membro di un’associazione o da qualsiasi altro professionista, il sequestro del conto corrente è legittimo.

Portafoglio vuoto (Pixabay)
Foto di Andrew Khoroshavin da Pixabay

La sentenza della Corte di Cassazione riguarda un caso recente relativo ad un professionista appartenente ad uno studio associato. Il lavoratore è stato infatti accusato di evasione fiscale.

Nello specifico, il professionista era accusato di non aver versato Iva e di aver fatto dichiarazione fraudolenta attraverso documenti e fatture. Proprio in questo caso, infatti, è stato messo in atto il sequestro preventivo del conto corrente.

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Secondo quanto riferito da Ecnews, la Cassazione avrebbe spiegato che il conto intestato allo studio è imputabile direttamente alle persone e non quindi ad un soggetto giuridico. Anche perché, ha spiegato la Cassazione, l’imputato aveva una delega ad operare sul conto corrente in questione.

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