Doppio pugno in faccia per Arianna Virgolino: prima cacciata dalla Polizia per un tatuaggio già cancellato. E ora la batosta della sentenza.
Ci sono battaglie che non finiscono mai. E così, a distanza di quasi un anno, va avanti la battaglia di Arianna Virgolino, cacciata dalla Polizia a causa di un tatuaggio che la ragazza aveva, tra l’altro, già provveduto a far cancellare: “Sono arrivata alla visita medica senza neanche un segno d’inchiostro sul corpo perché avevo provveduto a cancellarlo con ben nove sedute dolorosissime” – la parole dell’ex agente. Arianna aveva fatto ricorso al Tar ed era riuscita a concludere il percorso di formazione alla scuola di Polizia e ad entrare in servizio nella stradale di Guadamiglio. Tutto sembrava essersi concluso per il meglio ma la seconda pugnalata era dietro l’angolo.
Come un fulmine dopo che il cielo si era rasserenato, è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato che per leso decoro al corpo di Polizia dello Stato ha sospeso Arianna definitivamente dal suo lavoro. Un trattamento che la giovane ritiene ingiusto e spiega che in altri Paesi europei non funziona assolutamente così. “Ho lasciato cadere tutto a terra. Ho pianto. Ho pianto tantissimo” – ha raccontato Virgolino. E ha proseguito specificando le parole dei giudici: “Avevo solo un alone che sembrava una semplice scottatura, o una normalissima cicatrice impercettibile. Il giudice ha specificato che il tatuaggio è un nocumento all’immagine della polizia di Stato, cioè un danno. continuo a lottare, ho giurato di servire e ho urlato quel sì piangendo“. La trentenne, tuttavia, non si è data per vinta. Ha organizzato una raccolta firme su Charge.org e si è rivolta a niente di meno che il neo campione olimpico Marcel Jacobs – anche lui tatuato – affinché si esponga e aiuti lei e altri cinque poliziotti a rientrare in servizio.