Green Pass, tamponi per poter andare in vacanza. File e code di tre ore

Code infinite per fare un tampone per ottenere il Green Pass e poter partire per le vacanze. Se lo scopo era indurre al vaccino, la misura del Governo rischia di fare flop.

Getty Immages/Allen Schaben

Il Ministero della Salute informa che nelle ultime ventiquattro ore i casi totali sono saliti di 7409 unità. Da ieri 45 morti e 4388 guariti. I casi positivi salgono a 124.250, +2965 rispetto a ieri. I ricoverati sono 3033, +58 mentre in terapia intensiva 369 assistiti, +17 da ieri. Totale persone vaccinate: 35.388.674, pari al 65,52% della popolazione sopra i 12 anni.

Green Pass: è corsa ai tamponi

Se lo scopo dell’introduzione dell’obbligo del Green Pass per accedere a determinati luoghi – piscine, palestre, sale interne di bar e ristoranti solo per menzionarne alcuni – era indurre gli ultimi scettici a vaccinarsi, il rischio è di fare flop. A quanto pare, infatti, gran parte degli italiani preferisce cavarsela con un tampone rapido per ottenere il patentino verde e partire per le vacanze. Alla stazione di Roma l’attesa pare infinita non meno di tre ore per effettuare un test dell’ultimo minuto, necessario per poter entrare in ristoranti e bar durante le vacanze e viaggiare in sicurezza. “Dall’entrata in vigore del green pass siamo passati da circa 200 prelievi al giorno a 450” – ha spiegato Altea Del Grosso, responsabile della postazione della Croce Rossa in stazione Termini, dove i tamponi sono gratuiti: “Tra le persone in attesa anche molti turisti che chiedono il certificato per poter accedere ai Musei Vaticani”. Ma non solo a Roma la coda è lunghissima anche a Venezia.

In effetti per avere diritto al lasciapassare non è necessario vaccinarsi basta anche solo l’esito negativo di un tampone rapido effettuato entro le ultime 48 ore. Certo se si tratta di andare in vacanza o di entrare in un museo è fattibilissimo. Ben diverso laddove il Green Pass diventasse obbligatorio anche per accedere a luoghi in cui ci si reca ogni giorno come il posto di lavoro o di studio – nel caso del personale scolastico e degli studenti universitari – o, addirittura, al supermercato come ha proposto l’ex sottosegretario alla Salute Sandra Zampa.

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