Il campione olimpico Marcel Jacobs si rifiuta di essere visto come un simbolo e dice la sua sulla questione dello Ius Soli riproposto dal segretario del PD Enrico Letta.
Dopo le Olimpiadi si torna a parlare di Ius Soli. “E’ un’Italia multietnica e super integrata… La nostra proposta è di anticipare l’iter per lo Ius soli sportivo altrimenti arriva qualcun altro che in un minuto dà agli atleti cittadinanza e soldi” – queste le parole del presidente del Coni Giovanni Malagò. E a stretto giro con Malagò è stato il segretario del Partito Democratico Enrico Letta a invocare lo “Ius soli sportivo” che prevede la possibilità che giovani stranieri partecipino a competizioni per squadre italiane ma non permette di ottenere la cittadinanza escludendoli dalle selezioni nazionali. Ma cosa ne pensa chi si è conquistato la medaglia con fatica, sudore e tanto impegno. Il campione indiscusso, Marcel Jacobs – intervistato dal quotidiano Il Foglio – ha espresso un’opinione che potrebbe stupire molti. Jacobs ha puntualizzato un concetto: lui è uno sportivo e vuole essere apprezzato in quanto tale, a prescindere dal luogo di nascita, dalle sue origini, dalla sua doppia cittadinanza. “Non m’interessa, non voglio essere usato. Non ho letto nulla su questo argomento. Direi cose per accontentare o scontentare qualcuno. Faccio l’atleta. Voglio essere un simbolo per quello che faccio in pista”.
L’azzurro – classe 1994 – è nato a El Paso, in Texas da padre americano e madre italiana. Per questa ragione ha la doppia cittadinanza. Si è espresso brevemente anche sulla questione – che gli interessa ben di più – del rifiuto da parte di Virginia Raggi alle prossime Olimpiadi a Roma. Jacobs lo ha definito un vero peccato: “Dopo un’olimpiade così sarebbe stato il top disputare la prossima a Roma. Mi è dispiaciuto. Amo Roma, mi ha dato tanto. Guardi il tatuaggio con il Colosseo e il gladiatore”.