Green Pass falsi: cosa succede a chi li vende e a chi li compra

Dal 6 agosto il Green pass è obbligatorio per svolgere alcune attività in Italia. C’è chi non lo possiede e lo acquista, commettendo reato. Chi li vende invece, potrebbe commettere anche truffa.

Ristorante green pass
(Photo by Marco Di Lauro/Getty Images)

 

Dallo scorso venerdì 6 agosto, il certificato Green pass è diventato obbligatorio per svolgere alcune attività all’interno del nostro paese. Tra queste ci sono gli spettacoli; eventi e competizioni sportivi; visite ai musei e luoghi di cultura; andare in piscina, nelle palestre e centri benessere; praticare sport di squadra; andare alle sagre e alle fiere; partecipare a convegni e congressi; andare nei parchi tematici e di divertimento; stare nelle sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò; partecipare a concorsi pubblici; qualsiasi attività pubblica svolta al chiuso; ultima ma non ultima, l’attività che più di tutte sta facendo discutere in questi giorni, i servizi di ristorazione e bar con consumazione al tavolo al chiuso.

Per svolgere tutte queste attività è necessario possedere il certificato Green pass e mostrarlo all’ingresso delle strutture, dove i proprietari o chi gestisce il tutto, deve preoccuparsi che il Green pass sia valido. Esatto, “valido”, perché nell’ultimo periodo, dopo l’ultimo decreto che ha visto l’obbligo del certificato, c’è stato un boom di Green pass falsi. Contraffare e acquistare un certificato falso, esibire la certificazione di qualcun altro spacciandola per tua, è un reato. Chi vende questi documenti falsi potrebbe rischiare anche il reato di truffa.

Che reato commette chi usa o vende un Green pass falso?

La legge dice che, per quanto riguarda la falsificazione dei Green pass, si applicano le norme previste dal Codice penale in materia di falso commesso dal privato o dal pubblico ufficiale. Perciò chi falsifica il Green pass rischia un reato di falsità materiale commessa dal privato. Dal momento che la certificazione verde è un vero e proprio certificato, equiparabile ad un’autorizzazione amministrativa, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni, ridotta fino a un terzo. Chi utilizza un Green pass falso, senza prender parte alla frode, commette reato egualmente, cioè quello di uso di atto falso. Anche in questo caso le pene sono ulteriormente ridotte di un terzo. Chiunque potrà denunciare chi utilizza o vende certificati falsi.

Quando si tratta di sostituzione di persona

Il certificato rilasciato dopo la seconda dose di vaccino, non contiene la foto dell’utente, ma solo nome, cognome, la data della vaccinazione o quella della guarigione da Covid o del tampone effettuato e ovviamente il QR Code. Per questo motivo è molto facile falsificare i certificati e molto difficile verificarli per chi li deve controllare. Oggi Luciana Lamorgese, ministra degli Interni, ha spiegato che in realtà il titolare dell’attività non può chiedere un documento d’identità. Solo la polizia amministrativa, che può fare controlli a campione, può richiederlo. Chi utilizza un Green pass appartenente ad altri, potrebbe tra l’altro commettere anche reato di sostituzione di persona, con una pena di reclusione fino a un anno.

Green pass falsi, truffa?

Secondo la legge, i reati di falso e quelli di truffa possono coesistere. Tuttavia, il reato di truffa non sussiste nell’ipotesi di utilizzo di un Green pass falso in quanto, per far sì che sia frode penalmente perseguibile, è necessario che il reato commetta un danno a terze parti. Nel caso di contraffazione di certificati verdi, chi ne acquista uno falso è consapevolissimo di star infrangendo la legge. Di conseguenza, non c’è un inganno da parte del venditore. Stanno entrambi commettendo un illecito. Potrà esserci truffa solo nel caso l’acquirente agisca in totale buona fede ed è quindi stato raggirato dal venditore che gli dice che il Green pass non è falso. Cosa del tutto improbabile.

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