Medici e politici non escludono un nuovo lockdown. I casi di variante Delta sono in aumento e, forse, è già il momento di correre ai ripari.
Da settimane siamo abitati a spostarci liberamente non solo all’interno delle nostre città ma anche da una regione all’altra e persino verso l’estero. Abbiamo ripreso ad andare al cinema, in palestra, al ristorante senza l’ansia di dover rincasare ad una determinata ora per il coprifuoco. In ultima battuta ci siamo riabituati anche a girare per strada senza l’obbligo d’indossare la mascherina. Bene: tutto questo potrebbe finire prima del previsto. Campania, Sicilia, Marche e Abruzzo sono le prime quattro regioni che potrebbero presto tornare in zona gialla sta la situazione dei contagi: gli attuali parametri prevedono che, per uscire dalla zona bianca, sia sufficiente superare i 50 casi ogni 100mila abitanti o la soglia minima di rischio del 40% di occupazione delle aree mediche e del 30% delle terapie intensive.
E, anche se in Spagna il lockdown è già stato definito incostituzionale da ben sei giudici della Corte costituzionale, questo non allontana il Governo Draghi dall’ipotesi di nuove chiusure. I casi di variante Delta sono in aumento e non si esclude che già dal prossimo mese – nel pieno delle vacanze estive e della stagione turistica, dunque – diverse regioni torneranno a tingersi di giallo. Ma non per effetto del sole di agosto. E se la situazione non dovesse migliorare in tempi rapidi, non si esclude che più di una regione torni in fascia arancione già a fine agosto o ai primi di settembre al massimo. Un tracollo per tutto il settore che ruota intorno al turismo: dagli alberghi, ai ristoranti, agli stabilimenti balneari. Se già questo fa perdere il sorriso a molti c’è ancora da aggiungere che l’Esecutivo starebbe discutendo anche sulla possibilità di applicare, di nuovo, la misure restrittiva estrema: un lockdown generale in tutta Italia dalla durata di quindici giorni. Il ché implicherebbe il ritorno del coprifuoco alle ore 22, e il posticipo dell’inizio dell’anno scolastico 2021-2022. Insomma un passo indietro, un ritorno a quel “periodo buio” che, con l’avvento dei vaccini anti Covid, pensavamo di esserci lasciati alle spalle. Ma, a quanto pare, anche i vaccini non bastano.