Come era prevedibile, è scoppiato un dibattito sulla sparatoria avvenuta a Stazione Termini. L’agente che ha aperto il fuoco poteva evitarlo o meno?
La violenta scena a cui i passanti hanno assistito nei pressi di Stazione Termini a Roma dove è esplosa una sparatoria tra la polizia ed un uomo di origini ghanesi armato di coltello ha fatto il giro dei social e dei quotidiani. Un evento che rappresenta il culmine di una situazione complicatissima e che le istituzioni non sono ancora state in grado di risolvere che vede la principale stazione romana preda di degrado e situazioni di sconcertante disagio di cui i cittadini si lamentano in realtà da anni. Il 44enne originario del Ghana, entrato irregolarmente in Italia, ha precedenti. L’uomo aveva tentato poco prima di rapinare una donna che saliva su un taxi e aveva minacciato alcuni viaggiatori. “Quel tipo sta spesso vicino alla stazione e infastidisce i passanti, soprattutto donne, sputandogli addosso. Altre volte le Forze dell’Ordine lo hanno portato via” ha raccontato un’operatrice del terminal. All’arrivo della Polizia l’uomo ha abbandonato uno zainetto ed ha cominciato a fuggire: raggiunto, e forse alterato da qualche sostanza, ha continuato a brandire l’arma finché un poliziotto non ha sparato, ferendolo. Secondo quanto emerso da fonti della Questura “l’uomo in passato aveva danneggiato alcune statue sacre presenti in alcune Chiese di Roma, manifestando ai poliziotti atteggiamenti di odio nei confronti della religione cristiana. Ad aprile 2020 era stato sorpreso più volte in piazza San Pietro e denunciato per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale e per offesa a una confessione religiosa. Nel giugno di quest’anno è stato denunciato per danneggiamento e lesioni per un lancio di bottiglie contro il centro islamico di Via San Vito a Roma; circostanza in cui è rimasto ferito anche l’Imam“.
Ora cosa rischia però l’agente?
Secondo la Questura, il poliziotto che ha aperto il fuoco non riceverà sanzioni disciplinari per la sparatoria di Stazione Termini in quanto il suo operato sarebbe legittimo: “E’ stato costretto a utilizzare l’arma in dotazione e a esplodere un colpo di sicurezza, indirizzandolo agli arti inferiori”.
Un esperto di antiterrorismo raggiunto da Repubblica non è d’accordo e sostiene che la sparatoria di Termini si poteva anche evitare: “Noi, in quel caso eravamo una decina, gli giriamo intorno. Nel frattempo si chiede aiuto, si tiene lontano con lo sfollagente l’uomo da bloccare. Si ancora a una parete a poco a poco. Dobbiamo portare la pelle a casa, non siamo certo pazzi”, spiega l’agente ricordando altri episodi in cui lui ed i colleghi sono intervenuti per fermare una persona armata di coltello. Il pericolo sarebbe stato quello di colpire una persona che non doveva essere ferita: ” Sulla linea di fuoco c’era anche un altro collega. È andata bene”, dice l’esperto ritenendo quanto accaduto molto rischioso per un collega dell’agente che poteva essere ferito. A prescindere dall’operato dell’agente comunque, la sparatoria avvenuta a Termini punta i riflettori su una situazione di enorme pericolo che affligge viaggiatori, abitanti e lavoratori. Forse, quanto accaduto alla luce del sole porterà le istituzioni ad affrontare finalmente una situazione che è stata ignorata molto a lungo trasformando la stazione – specie di notte – in un luogo estremamente pericoloso per chiunque.
Per analizzare la dinamica dei fatti la Procura della Repubblica ha avviato un’inchiesta: “Un’indagine per un provvedimento disciplinare o penale si potrebbe aprire solo a seguito di una valutazione da parte della Procura, non prima» fa sapere la Polizia di Stato“.