Sara Pedri è scomparsa il 4 marzo scorso. Nelle parole della sua tutor universitaria, lo sconcerto per condizioni di lavoro insostenibili, fatte di soprusi ed umiliazioni. Un clima di terrore all’interno del reparto dell’ospedale che Sara non era più in grado di sopportare.
Sara Pedri ha 31 anni ed è una ginecologa nata a Forlì e residente in Trentino, dove aveva cominciato la sua nuova vita dopo il lungo percorso di studi. Dal 4 marzo scorso, di lei non c’è più traccia. Aveva vinto un concorso ed era stata assunta presso l’ospedale del Comune di Cles; quando il reparto di maternità della struttura era stato chiuso, la ginecologa era stata trasferita al Santa Chiara di Trento, dove per lei era iniziato un periodo difficilissimo, fatto di umiliazioni sul posto di lavoro. Sara aveva raccontato questa situazione alle amiche, alla famiglia, alle persone che negli anni avevano condiviso con lei il percorso formativo e professionale.
Tra loro anche Roberta Venturella, Professoressa presso l’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro e per cinque anni tutor di Sara, che ora lancia un vero e proprio appello: “Questa storia può essere l’episodio che aiuta a risolvere una brutta storia di malessere sul lavoro. Facciamo in modo che Sara non sia svanita invano“.
Raggiunta da Fanpage, Venturella racconta il suo stretto legame con Sara: “Abbiamo da subito instaurato un rapporto che andava al di là quello puramente lavorativo“, ricorda. “Sono certa che debba essere successo qualcosa perché mai in questi anni abbiamo avuto l’idea che fosse depressa o che avesse tendenze suicide“, precisa la ex tutor di Sara. “Era una ragazza forte. Pretendeva tantissimo da se stessa, questo e questo mi può far pensare che messa in un ambiente in cui veniva denigrata e fatta sentire inadeguata, non abbia reagito bene“.
D’altra parte i racconti che Sara, prima di sparire, ha affidato ad amici e familiari non lasciano spazio a dubbi: “Una volta mi ha inviato un messaggio in cui mi ha scritto ‘Mi sento come dentro una lavatrice, ma ce la farò’. Poi ha iniziato a essere sempre più silenziosa, preoccupata, quasi terrorizzata“, spiega la docente e aggiunge che Sara “non aveva tempo per dormire o mangiare e ha raccontato di alcuni episodi di mobbing, soprattutto in sala operatoria“.
La dottoressa Venturella prosegue nel suo racconto: “In un’occasione una strutturata, più anziana, l’avrebbe allontanata dal tavolo operatorio durante un’operazione dicendole ‘Dove ti sei formata? Non sei capace. Spostati“, sottolinea. E a poco sarebbe servito il conforto e il sostegno di alcuni colleghi più giovani che avrebbero tentato di aiutarla. L’insofferenza della ginecologa verso il posto di lavoro sembrava crescere di giorno in giorno, tanto che Sara aveva deciso di tornare a Catanzaro, dove aveva studiato, per qualche giorno.
Il ritorno in Trentino lo aveva organizzato soltanto per rassegnare le dimissioni, spiega ancora la ex tutor: “Si vedeva che non stava bene, era dimagrita, ma non ha mai parlato apertamente del suo dolore“. Un dolore tangibile: “Io credo che fosse già arrivata a un punto in cui non era più lucida quando è tornata a Cles prima di scomparire“. Dalla sua scomparsa, tante persone hanno preso contatto con la famiglia e con gli amici di Sara: tutti hanno voluto raccontare il clima di terrore nel reparto dell’ospedale. Un clima testimoniato una volta in più dai numeri: sono ben 19 i medici che negli ultimi anni hanno deciso di abbandonare la struttura, sulle cui condizioni di lavoro è stata anche presentata un’interrogazione parlamentare.
“Noi abbiamo sentito tantissime persone che hanno lavorato lì e tutte hanno testimoniato il clima degli orrori che c’era in quel posto“, dice ancora la dottoressa Venturella, che poi precisa: “Noi siamo colleghi e sappiamo cosa significa vivere in un reparto: non si può sopravvivere a un ambiente del genere. E non vogliamo che questa storia venga insabbiata“.
Sul fronte delle indagini, nessuna novità importante: cresce la preoccupazione per Sara, scomparsa a pochi decine di chilometri dal luogo in cui sparirono, nei mesi scorsi Peter Neumair e Laura Perselli. La speranza è che l’epilogo sia, in questo caso, completamente diverso.
Il morbo di Alzheimer è una delle malattie più devastanti del nostro tempo, colpisce circa…
Il tumore è una delle patologie più diffuse a livello globale, eppure poche persone…
Una nuova minaccia sta mettendo in allerta i cittadini italiani, e potrebbe provenire direttamente dal…
Un'opzione nascosta su WhatsApp che potrebbe cambiare il modo in cui usi l'app ogni giorno.…
Acquistare una nuova abitazione richiede un impegno economico rilevante. Che si tratti di una prima…
Sempre più aziende permettono ai propri dipendenti di lavorare in smart working, ovvero di svolgere…