Marco Carta, ospite a Zona Bianca, ha parlato del suo outing, di transfobia e di fluidità, difendendo il Ddl Zan.
Sono passati più di due anni dall’outing di Marco Carta, quando pubblicamente si è dichiarato gay. Ospite ieri sera a “Zona Bianca” su Rete 4, il cantante sardo ha ripercorso le tappe del suo percorso fino al coming out, parlando anche di fluidità e di discriminazione. Ecco che cosa ha detto.
Il cantante sardo Marco Carta non è certo nuovo a questo tipo di argomenti. Sin dal suo coming out nel 2019 infatti il vincitore di “Amici” è sempre stato molto attento alla sensibilizzazione riguardo al tema della discriminazione, in particolare verso i gay, i transessuali o le persone non binarie. Una posizione che lo allinea a quella del Ddl Zan, la tanto chiacchierata proposta di legge contro ogni tipo di discriminazione: religiosa, sessuale o abilista.
Proprio di questi argomenti si è parlato durante la sua intervista per “Zona Bianca”, talk show politico in onda su Rete 4. Nell’intervento si sono affrontati temi come quello della fluidità, che il cantante ha provato a spiegare al pubblico: “La fluidità è semplicemente essere sé stessi. Ci sono ragazzi e persone che non si riconoscono nè in una sessualità ne in un’altra perciò sul momento, o stando al periodo, o alle loro voglie di esprimersi, si sentono di praticare sesso sia con uomini che con donne“. Non è una condizione che dura tutta la vita, ma potrebbe anche cambiare in base alle fasi che una persona sta attraversando. “Ci sta l’età in cui uno è un po’ combattuto e non si sente ne carne ne pesce, magari probabilmente più in là si saprà riconoscere in una chiara identità. O forse no, chi lo sa, l’importante è che sia viva la libertà“, ha affermato Carta.
La propria libertà però Marco non se la è potuta godere come avrebbe voluto: per lui è stato molto difficile fare accettare agli altri la propria sessualità, anche perché erano altri tempi. “Fossi nato dieci anni dopo probabilmente sarebbe stato un po’ più semplice. Non tanto fare outing, ma sarebbe stato più semplice vivere l’adolescenza, che è un momento molto particolare della vita di un individuo“.
L’outing per lui è stato un momento liberatorio, anche se a proposito in un’intervista, aveva dichiarato di averlo vissuto come un obbligo “perché mi chiedevano se fossi etero, gay, bisex, come se a loro cambiasse qualcosa ed è di una tristezza infinita“. Una scelta che le ha portato la felicità a lungo attesa.
Riguardo a chi pensa che essere “fluidi” possa diventare una moda Carta è molto scettico: “bisognerebbe ‘violentarsi’ per fare qualcosa che non si sente dentro. Non penso possa diventare una moda anche perché c’era il periodo in cui si diceva che essere gay era di moda ma non lo è mai stato“. E c’è anche chi sostiene che essere fluidi è meglio che essere gay, perché almeno al 50% la persona fluida si salva. “Spero non sia questo il ragionamento ovviamente, vedremo“, ha commentato.
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