Le grida di papà Beppe non sono servite, Ciro Grillo e gli amici finiscono sotto processo

La difesa strenua di Beppe Grillo nei confronti del figlio Ciro non è servita. Alla fine, dopo settimane di voci e indiscrezioni si chiude il cerchio sulla prima fase della vicenda concernente il presunto stupro subito da una ragazza nell’estate di due anni fa, in Sardegna.

La Procura di Tempio Pausania ha chiesto il rinvio a giudizio per Ciro Grillo e i suoi tre amici nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza italo svedese di nome Silvia. I fatti risalgono al luglio del 2019 e sarebbero avvenuti nell’abitazione di Grillo a Porto Cervo. La ragazza allora aveva 19 anni. Secondo la sua versione dei fatti, avrebbe conosciuto il gruppo di amici qualche ora prima dello stupro, al Billionaire accompagnate da un compagno di scuola. Si sarebbero unite al gruppo dei ragazzi genovesi per “abbattere i costi del tavolo”. L’idea di andare a casa di uno dei componenti del gruppo sarebbe arrivata quasi a fine serata, dopo che loro avevano suggerito alle ragazze di usare lo stesso taxi, un minivan, anche stavolta per dividere le spese”. La giovane, insieme all’amica, avrebbe deciso di trascorrere la notte presso l’abitazione di Ciro.

Due giorni fa Ciro Grillo era stato interrogato dai Carabinieri di Genova su delega della Procura di Tempio Pausania. Il ragazzo era assistito dal suo avvocato – il cugino Enrico Grillo- e avrebbe reso dichiarazioni spontanee e secondo quanto trapela ha ricostruito la sua versione dei fatti.

Hanno invece rifiutato l’interrogatorio gli altri due indagati che avevano chiesto di essere sentiti, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta. A quanto pare i loro avvocati difensori avrebbero gradito che a sentirli fossero il procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, e il suo sostituto Laura Bassani. Il quarto indagato, Francecso Corsiglia invece non aveva avanzato alcuna richiesta. L’udienza è stata fissata per il 25 giugno.

 

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