La tragedia del Mottarone, costata la vita a 14 persone, inizia a delinearsi: trovate le probabili cause della caduta della cabina. E gli inquirenti hanno scoperto anche altro.
Nei giorni scorsi, qualcuno aveva ipotizzato che la tragedia del Mottarone, costata la vita a 14 persone e gravi ferite ad un bimbo di appena 5 anni, non fosse proprio inaspettata: ora, alla luce delle probabili cause del cedimento del cavo della funivia individuate dalle verifiche preliminari sul luogo del dramma, questa affermazione potrebbe trovare riscontro. Sebbene infatti gli investigatori abbiano bisogno di tempo, forse di mesi per accertare chiaramente cosa è accaduto sul Mottarone, le cause del dramma sembrano evidenti: il cavo sarebbe stato presumibilmente tranciato dai forchettoni dei freni, quegli stessi forchettoni che sono stati inseriti per bloccare i freni di emergenza. Questa ipotesi avanzata dai periti sulla scena del dramma spiegherebbe anche perchè tali freni non sono entrati in funzione al momento del crollo, causando la strage. Per l’accaduto al momento ci sono tre indagati: il proprietario delle ferrovie del Mottarone Luigi Nerini, l’ingegnere Enrico Perrocchio che gestiva la manutenzione della struttura ed il capo della sicurezza dell’impianto Gabriele Tardini. Tutti e tre fronteggiano l’accusa di omicidio colposo e lesioni gravissime verso il piccolo Eitan, unico superstite della tragedia che ha perso praticamente tutta la sua famiglia nello schianto.
In attesa di visualizzare le immagini della scatola nera dell’impianto, gli agenti hanno effettuato i rilievi preliminari scoprendo i forchettoni usati per bloccare i freni di emergenza, una pratica che gli esperti dovranno valutare attentamente per chiarire se possa aver causato direttamente la tragedia. Ma nel frattempo, anche scavando nel passato dell’impianto, gli agenti hanno svelato particolari agghiaccianti se si pensa che quella cabinovia era utilizzata regolarmente da centinaia di persone: la società delle Ferrovie del Mottarone nel 2014 aveva chiuso l’impianto per effettuare ristrutturazioni sull’impianto del valore di 2,2 milioni di euro ma secondo le indagini, la cabinovia era stata riaperta in condizioni di scarsissima sicurezza, come se quei lavori non fossero stati eseguiti o fossero stati portati a termine soltanto in parte. Un secondo bando per la manutenzione della struttura emanato appena un anno dopo, nel 2015, aumenta i sospetti degli investigatori: infatti, al concorso per aggiudicarsi la manutenzione della struttura partecipò soltanto la società di Luigi Nerini che appena un anno dopo il primo intervento tornò ad effettuare lavori del valore di milioni di euro.
Ma allora come è possibile che dopo ben due interventi di manutenzione così costosi la cabinovia fosse ancora in condizioni così precarie? Una delle ipotesi formulate – riportata dal cronista del Giornale Luca Fazzo – è che la società abbia compiuto lavori scadenti o incompleti che hanno portato i freni di emergenza a malfunzionare pochi anni dopo. Questo spiegherebbe perchè qualcuno ha deciso di adottare la soluzione dei forchettoni per impedire che i freni entrassero in funzione nel momento sbagliato: una decisione che – qualora gli esperti dovessero accertare la teoria del cavo tranciato proprio da tale intervento – addosserebbe inconfutabilmente la responsabilità della perdita di 14 vite sulle spalle di chi ha effettuato quali interventi inefficaci sull’impianto del Mottarone/Stresa.
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