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Cronaca

Covid, anche dopo il vaccino alcune persone non sviluppano anticorpi: immunità di gregge sempre più lontana

Anche dopo aver ricevuto entrambe le dosi del vaccino anti Covid, diversi soggetti non sviluppano gli anticorpi.

Getty Immages/Go Nakamura

Il Ministero della Salute informa che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 4147 unità e portano il totale a 4.205.970. Nelle ultime ventiquattro ore 171 morti che fanno salire le vittime a 125.793 e 10.808 guariti che raggiungono quota 3.826.984. Totale persone vaccinate: 10.906.649.

I casi attualmente positivi scendono a 253.193, -6836 rispetto a ieri. I ricoverati sono 7707, -411 mentre in terapia intensiva 1206 assistiti, -72 da ieri.

Vaccini: non tutti sviluppano gli anticorpi

Qualche giorno fa suscitò un certo stupore – e anche un certo timore – la storia di una donna che, pur avendo ricevuto la prima dose del vaccino anti Covid di AstraZeneca a febbraio, non aveva ancora sviluppato gli anticorpi contro il virus. Ma, da quanto emerge, non si tratterebbe di un caso isolato. Sono sempre di più i soggetti che non rispondono ai vaccini, cioè che o non sviluppano gli anticorpi dopo la somministrazione del siero – a prescindere da quale venga loro inoculato – o che ne sviluppano una quantità talmente piccola da svanire nel giro di un paio di mesi mentre, di norma, dovrebbero durare almeno 7-12.  Non si tratta solo di immunodepressi, pazienti che seguono specifiche terapie come la chemio o di persone affette da leucemie, oppure  che hanno subito trapianti. Tra i “non responder” ci sono anche diversi casi di soggetti perfettamente sani ma che, anche dopo aver ricevuto entrambe le dosi del vaccino, non hanno sviluppato gli anticorpi o ne hanno sviluppato pochissimi. Per questa ragione alcuni operatori sanitari hanno già deciso di sottoporsi alla somministrazione di una terza dose del vaccino Pfizer  per tornare a sollecitare una qualche risposta del sistema immunitario.

Sulla questione è intervenuto il professor Massimo Andreoni, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive del Policlinico di Tor Vergata. Nel Policlinico hanno già avviato una sperimentazione su un piccolo gruppo di persone immunodepresse.  Il medico ha spiegato: “Le risposte anticorpali ai vaccini anti-Covid sono molteplici: c’è chi ne ha sviluppati migliaia e chi qualche centinaio, chi solo una decina e chi proprio zero, ma non è un problema dei vaccini. C’è una grossa variabilità del sistema immunitario“. Andreoni ha specificato che, tuttavia, non c’è da preoccuparsi perché anche qualora non venissero prodotti anticorpi, verrebbero comunque stimolate altre cellule che svolgono una funzione di difesa importantissima: “Il sistema immunitario non risponde solo con la produzione degli anticorpi, ma anche con le cosiddette cellule-mediate, quelle che agiscono direttamente aggredendo il virus e sono più importanti degli anticorpi. Quindi bisogna stare tranquilli: chi si vaccina non rimane mai completamente indifeso davanti al virus“. Lo scienziato aggiunge, inoltre, che i “non responder” esistono per tutte le categorie di vaccini e non solo per i vaccini anti Covid. E aggiunge anche che, spesso, la qualità degli anticorpi è ancor più importante della loro quantità. Come dire: meglio averne pochi ma buoni.  Ciò che conta – ha spiegato l’esperto – è che quei pochi che ci sono siano neutralizzanti nei confronti del virus. Non è ancora chiaro se questo “inconveniente” possa o no compromettere il raggiungimento della tanto agognata immunità di gregge.

 

 

Pubblicato da
Samanta Airoldi

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