Non si conosce ancora l’identità dei due bambini coinvolti nell’incidente di questa mattina a Stresa, potrebbero essere entrambi italiani
Erano arrivati all’ospedale Regina Margherita di Torino poco prima delle 15 di oggi, 23 maggio, i due bambini di 5 e 9 anni feriti nella caduta della cabina della funivia che collega Stresa al Mottarone, costata la vita ad almeno 13 persone. L’elicottero del 118 è atterrato sulla vicina pista del Lingotto e i due sopravvissuti sono stati trasportati al pronto soccorso da due ambulanze. Le loro condizioni sono state definite critiche dai medici torinesi. Il maggiore dei due è deceduto qualche ora dopo l’arrivo a Torino.
Il più piccolo è cosciente, ma presenta traumi al cranio, al torace, all’addome e fratture alle gambe. Il secondo è stato rianimato per oltre sei minuti dopo l’arrivo al Regina Margherita ed è stato sottoposto a una Tac per accertare eventuali danni cerebrali. È stato ricoverato in prognosi riservata, intubato, con un trauma cranico e toracico molto preoccupante e fratture agli arti: ma per lui non c’è stato nulla da fare.
«Lasciatemi stare, ho paura». Sono le uniche parole pronunciate — in italiano — dal bambino di 5 anni dopo il suo arrivo al pronto soccorso del Regina Margherita. Era molto spaventato e non voleva che i medici e gli infermieri lo toccassero. Non ha chiesto notizie dei suoi genitori e poco dopo è stato ricoverato anche il secondo sopravvissuto, ma nessuno dei due aveva documenti utili all’identificazione e l’età è stata solamente stimata. Nessun parente, per il momento, ha contattato la direzione ospedaliera. «Sono entrambi in prognosi riservata e in pericolo di vita – avevano spiegato Fabrizio Gennari, direttore della struttura di pediatria, e il direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle –. Quello più grande è in condizioni maggiormente critiche. Ha un grave quadro clinico e al momento è necessario stabilizzare i suoi parametri vitali. Il bambino più piccolo è stato sedato per la stabilizzazione e non abbiamo possibilità di scambiare altre parole, ma sta rispondendo alle cure».
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