Il Ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti ha pochi dubbi: per ottenere la parità dei sessi bisogna che i figli possano ottenere il cognome della madre.
Il Ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti torna a trattare il tema della parità dei sessi che – a detta del politico – ha a che fare anche con l’usanza di non dare ai figli il cognome della madre in favore di quello paterno. Una pratica che il Ministro vorrebbe abolire dando la possibilità ai genitori di scegliere diversamente: “Bisogna consegnare alla storia i nomi delle donne”, le parole pronunciate da Bonetti che suonano molto altisonanti come se questa misura fosse prioritaria in un momento in cui tante donne non vivono affatto in condizioni di parità a causa della violenza di partner possessivi che miete decine di vittime l’anno che deve essere assolutamente fermata. Al momento in realtà è già possibile dare ad un figlio il cognome materno ma solo dopo quello del padre, una norma che secondo il Ministro deve cambiare.
“Anche accogliendo alcune indicazioni della Corte, penso sia venuto il momento che il legislatore si faccia pienamente carico e porti a compimento il percorso necessario sul tema del cognome materno”, le parole di Bonetti in merito alla questione che si era già affacciata sul piano legislativo tempo fa. Ma secondo il politico, questa misura non ha soltanto basi etiche ma anche demografiche: “Siamo nella fase in cui è importante darci degli obiettivi riguardo alla denatalità e soprattutto partire: l’Istat prevede di andare sotto i 400mila nati il prossimo anno”, ha detto il Ministro delle Pari Opportunità. La norma che permette di dare il cognome della madre ad un figlio è solo l’apripista di una serie di misure anche di natura economica volte ad aiutare le famiglie, specialmente quelle più numerose che non sono incentivate a mettere al mondo figli senza avere assistenza da parte del Governo: “L’assegno unico e universale già nella misura ponte che parte a luglio cambia approccio e dal terzo figlio aumenta in modo significativo per tutti i figli. In Francia questa scelta ha pagato“, riflette il Ministro portando anche l’esempio dei vicini transalpini.
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