Gli imputati per il presunto stupro di gruppo avvenuto in Sardegna nel 2019 tra cui Ciro Grillo affermano che l’idea di fare sesso di gruppo sarebbe stata della ragazza.
Non fu uno stupro di gruppo ma un rapporto consensuale, ripetono gli imputati: Ciro Grillo ed i suoi tre amici negano ancora di aver spinto l’allora 19enne Silvia a fare sesso di gruppo contro la sua volontà in quella sera di luglio del 2019, difendendosi dalle accuse che adesso si fanno più gravi dopo una frase di dubbia interpretazione reperita in una chat di Whatsapp dei ragazzi. “Quale violenza, il sesso di gruppo lo ha proposto lei“, con questa frase proprio il rampollo di Beppe Grillo avrebbe ribadito ancora una volta la sua versione dei fatti al Pm di Tempio Pausania che segue il caso, rigettando le accuse e proclamandosi innocente. La versione fornita dai quattro ragazzi sugli eventi di quella serata differisce molto da quella fornita dalla vittima e saranno i magistrati a dover stabilire come siano andate realmente le cose: “La mattina del 17 luglio 2019 eravamo nel patio io, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta assieme alla ragazza, lei ha bevuto qualche sorso di vodka, da sola e senza che nessuno la costringesse. Dopo la vodka ricordo che abbiamo parlato in modo scherzoso del rapporto sessuale che lei aveva avuto con Francesco Corsiglia”, la versione di Grillo.
Secondo Ciro Grillo, proprio Silvia avrebbe deciso di fare sesso con più di una persona: “Parlando lei ci ha lasciato intendere che era meglio una cosa con tre piuttosto che con uno solo e siamo andati tutti di là”, conclude il suo racconto il ragazzo parlando ancora di sesso consensuale. Una versione che contrasta con quella della vittima che dice di essere stata obbligata sia a bere che a più di un rapporto sessuale con gli imputati. La difesa dei giovani ha inoltre cercato sui social per trovare elementi che potrebbero avvalorare la tesi dei quattro ragazzi accusati di stupro: “Mise un like ad una foto di Ciro che poi venne cancellato senza motivo”, dicono i legali del ragazzo che a loro detta avrebbero trovato sui social network tracce di interazioni tra la ragazza ed i quattro imputati anche dopo la presunta violenza. Un caso analogo in cui un messaggio su Whatsapp aveva scagionato quattro presunti stupratori dalle accuse era già occorso in passato. Presto, i magistrati dovranno passare dall’esame di tutte le prove presentate ad un verdetto preliminare: il caso dopo due anni di indagini sembra vicino ad una conclusione.