Covid, 207 morti e10.554 contagi. In Italia c’è un gruppo di persone inattaccabili dal virus. E c’è una data per la fine del coprifuoco

C’è una data per il ritorno alla normalità e c’è un gruppo di 16 persone che non hanno bisogno di vaccini per immunizzarsi dal virus. E intanto il Ministero diffonde i dati aggiornati sul contagio.

Getty Images/Emanuele Perrone

Sono 10.554 i positivi al test del Coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 11.807. Sono invece 207 le vittime accertate nelle ultime 24 ore. Ieri erano stati 258. Il tasso di positività è del 3,2% in flessione rispetto al 3,6% di ieri.

Fine del Coprifuoco vicina, dice Di Maio

Il 16 maggio, per il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, è una “data auspicabile” per superare il coprifuoco alle ore 22. “Tutti vogliono uscire da questo incubo, ma il tema è lavorare per non rientrarci. Stiamo lavorando, insieme ai ministri della Sanità e del Turismo, all’estate per far entrare i turisti stranieri”, ha detto ancora Di Maio a L’Aria che tira, su La7 sottolineando tuttavia che non sarebbe “un liberi tutti“. “Ci siamo passati troppe volte: ci sentivamo di esseri liberi e poi siamo piombati in una terza ondata. Non è una situazione che si è vista solo in Italia ma anche in altri Paesi“, ha concluso Di Maio.

Le persone super resistenti al virus

Il piccolo comune di Vo’ in provincia di Padova – 3.200 anime sui Colli Euganei – è stato insieme e Codogno il luogo del primo focolaio in Occidente del virus. Adriano Trevisan, prima vittima riconosciuta del virus in Occidente era un abitante del luogo. Il piccolo comune entrò in lockdown giorni prima dell’Italia. La popolazione, inevitabilmente, è stata oggetto di studi per capire le dinamiche di diffusione e contagio del Coronavirus. L’impatto, fortissimo, con la pandemia ha tuttavia prodotto anche effetti sorprendenti: una nuova indagine, condotta dagli scienziati del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova e dell’Imperial College COVID-19 Response Team di Londra, ha rilevato che a Vo’ è presente un numero significativo di “superimmuni”, persone con una concentrazione insolitamente elevata di anticorpi neutralizzanti, nonostante siano passati mesi dai primi contagi. Questo è un dato sorprendente perché il numero di anticorpi dovrebbe scemare nel corso del tempo.

Lo studio ha rilevato che 129 persone avevano anticorpi a 9-10 mesi di distanza dall’epidemia iniziale: 16 di loro avevano addirittura il doppio degli anticorpi che erano stati rilevati precedentemente. Si ipotizza che queste persone abbiano avuto un incremento significativo delle immunoglobuline neutralizzanti dopo un nuovo contatto con il Coronavirus. Ha dichiarato al Times il professor Enrico Lavezzo, microbiologo dell’Università di Padova: “Il virus è entrato nel loro organismo, ha infettato alcune cellule ma è stato rapidamente eliminato dagli anticorpi che avevano già. Ma è successo qualcos’altro: ha stimolato la produzione di ancora più anticorpi. Nessuno ha sperimentato alcun sintomo”, ha sottolineato Lavezzo. “Molti virus stimolano l’ulteriore produzione di anticorpi quando c’è un contatto. Quello che abbiamo visto qui con COVID è che un contatto può più che raddoppiare gli anticorpi. Questo estende il tempo in cui sei protetto”.

Gli scienziati italiani e britannici stanno portando a compimento anche indagini genetiche, per capire se possa esserci qualcosa nel loro DNA che li stia aiutando a neutralizzare il virus che ha cambiato il Mondo.

 

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