Secondo il virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, i tempi per la fine della pandemia potrebbero essere ancora lunghi.
Il Ministero della Salute informa che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 14.761 unità e portano il totale a 3.935.703. Nelle ultime ventiquattro ore 342 morti che fanno salire le vittime a 118.699 e 21.069 guariti che raggiungono quota 3.351.461. Totale persone vaccinate: 4.963.281.
I casi attualmente positivi scendono a 465.543, – 6653 rispetto a ieri. I ricoverati sono 21.440, – 654 mentre nelle terapie intensive 2979 assistiti, – 42 da ieri.
Covid: la pandemia non finirà a breve
Quando nel marzo del 2020, all’inizio del primo lockdown, abbiamo cominciato a fare i conti con la pandemia di Coronavirus in corso, probabilmente nessuno di noi avrebbe immaginato che le cose potessero andare avanti così tanto a lungo. Ora, a quasi un anno e mezzo di distanza, la domanda che un po’ tutti ci facciamo è: quando potremo considerare conclusa l’epoca del Covid?
Domanda di non facile risposta, visto che le possibili variabili sono molte: e se da una parte la diffusione crescente di vaccini può far ben sperare, il pericolo delle varianti rimane in agguato. In questo senso, le parole rilasciate dal virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco ai microfoni di “Un giorno da pecora“, trasmissione in onda su RaiRadio1, rischiano di deludere e scoraggiare molti di noi. Pregliasco è infatti convinto che la fine della pandemia sia ancora lontana: “Tra qualche anno, direi due anni da adesso“, ha detto l’esperto. “Dovremo adattare i vaccini alle varianti, ci sarà una convivenza endemica, con un piccolo numero di casi“, ha spiegato.
Una precisazione non da poco, in realtà, visto che convivere con un “piccolo numero di casi” rappresenta una prospettiva certamente meno preoccupante rispetto all’emergenza sanitaria vissuta negli ultimi 15 mesi. Pregliasco ha poi detto la sua sulla sospensione del vaccino Johnson&Johnson, bloccato negli Usa dopo 6 casi di sospette trombosi su quasi 7 milioni di somministrazioni complessive: “Spero ci sia un’indicazione europea unitaria e non la cacofonia di voci che ha creato un pasticcio nelle settimane scorse“, ha affermato lo scienziato, in attesa della presa di posizione dell’Ema sul trattamento vaccinale. In generale, i dati sugli effetti avversi “sono per tutti i vaccini bassissimi e hanno valori comparabili“, con un rischio di trombosi che si può ritenere “leggermente maggiore in vaccini con vettore virale ma è irrisorio rispetto ai numeri dei vaccinati. Spero quindi stavolta in una comunicazione univoca e chiara“, ha affermato.
Infine, l’esperto ha detto la sua anche sulle riaperture che riguarderanno il nostro Paese a partire dal prossimo 26 aprile: “Un rischio oggettivo c’è e dipende in primis dalla velocità della vaccinazione, e poi dalla responsabilità di ognuno“, ha concluso il virologo, secondo il quale la decisione presa dal Governo “sicuramente potrà avere un prezzo da pagare“.