Covid, altri 310 decessi. Riaperture, studiosi e tecnici si oppongono “Così rischiamo altri 90.000 morti”

La riapertura del Paese dovrebbe cominciare dal 26 aprile secondo le fonti vicine al Governo. Uno studio però ha previsto uno scenario decisamente spiacevole.

Riapertura studio 17 aprile 2021 leggilo.org
Getty Images/Emanuele Cremaschi

Il Ministero della Salute informa che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 15.370 unità e portano il totale a 3.857.443. Nelle ultime ventiquattro ore 310 morti che fanno salire le vittime a 116.676 e 16.484 guariti che raggiungono quota 3.235.459. Totale persone vaccinate: 4.332.143.

I casi attualmente positivi scendono a 505.308, – 1430 rispetto a ieri. I pazienti ricoverati sono 24.10, – 643 mentre nelle terapie intensive 3340 assistiti, – 26 da ieri.

Covid: 90mila morti se riapriamo

Dopo mesi di incertezza e false partenze, la riapertura del paese sembra infine ufficializzata per la data del 26 aprile, giorno in cui le misure di contenimento del virus verranno allentate: tuttavia, uno studio congiunto realizzato da un gruppo di università italiane avverte che il pericolo potrebbe essere dietro l’angolo. Dal 26 aprile – stando alle dichiarazioni del Premier Mario Draghi – torneranno in vigore le zone gialle, totalmente annullate da più di un mese e le Regioni con parametri sufficientemente buoni dal punto di vista epidemiologico per tornare a godere di questo status riceveranno una maggiore autonomia che riguarda spostamenti dentro e fuori la Regione in questione, la possibilità di riaprire locali, bar e ristoranti in conformità con le norme ormai in vigore da un anno in merito al distanziamento sociale ed agli orari di lavoro, ma non solo: anche musei, teatri, cinema ed alcune attività sportive dovrebbero ripartire dalla data in questione. Una previsione che fa scuotere la testa ai ricercatori che hanno analizzato l’andamento della pandemia nel nostro paese, pubblicando sul social network Twitter un prospetto sulla riapertura consultabile per chiunque.

Lo studio sugli effetti della riapertura, condotto dalle università di Trento, Udine e Pavia e anche dal Politecnico di Milano e dal San Matteo di Pavia infatti – secondo i ricercatori – non ha fatto emergere previsioni rosee in merito al ripristino delle zone gialle: “Allentando il contenimento, arrivando a un indice di contagio R0 pari a 1,27, con vaccinazioni veloci sono prevedibili altri 50mila morti entro gennaio 2022, che salgono a 90mila con vaccinazioni lente”, stimano gli specialisti che hanno condotto e guidato la ricerca. Su 35 scenari presi in considerazione da chi ha partecipato lo studio – variabili tra l’altro per Rt, numero di vaccini somministrati e via dicendo – questo è senz’altro uno dei peggiori con un costo di vite umane molto alto. Del resto, anche paesi come la Gran Bretagna che sono già ad un ottimo punto con la vaccinazione, hanno preso in considerazione l’ipotesi che la riapertura sia molto costosa dal punto di vista delle vittime. Ma allora, quale soluzione si dovrebbe applicare? Gli scienziati che hanno condotto lo studio non hanno dubbi su come dovrebbe svolgersi la riapertura: “Se vengono adottate strategie di apertura-chiusura intermittenti, partendo con la chiusura si potrebbero ridurre i decessi da 47mila a 27mila, con una lenta introduzione del vaccino e i costi del sistema sanitario, senza grandi perdite economiche”, spiega uno dei ricercatori in questione.

La ricerca in questione non è l’unico parere contrario a delle riaperture che – secondo gli economisti – sono fondamentali per non affossare completamente il settore terziario in forte crisi: infatti, il professor Massimo Galli ha detto la sua in merito in un’intervista: “Il sistema a colori non ha funzionato, i calcoli sono stati fatti male”, le sue dichiarazioni in merito. Ancora una volta insomma, Governo ed esperti non si trovano d’accordo sulle misure da adottare per arginare la pandemia.

 

Gestione cookie