Francesca Dighera, figlia di Osvaldo e Liliana, i coniugi uccisi da Renzo Tarabella, non trova pace per il dramma che ha investito la sua famiglia: “Come farò a spiegare a mia figlia che i nonni non ci sono più?“.
Ancora non riesce a crederci, Francesca. Tre giorni fa Renzo Tarabella ha ucciso i suoi genitori, Osvaldo Dighera e Liliana Heidempergher – oltre alla moglie e al figlio – e poi ha tentato di suicidarsi, una volta raggiunto in casa dai Carabinieri. Ma Francesca Dighera non riesce a spiegarsi come sia potuto accadere. E a trovare il coraggio per raccontare alla figlia piccola la tragedia che ha sconvolto la famiglia: “Come farò a spiegare a mia figlia Caterina che i suoi nonni non ci sono più? Ha solo due anni“, ripete, intervistata da Il Corriere della Sera.
Con lei, nell’appartamento in cui i genitori sono stati uccisi pochi giorni fa, c’è Franca, la cugina. Insieme, cercano di capire le ragioni che possano aver spinto Tarabella alla follia di sabato notte: “Penso solo possa essere stata una gelosia. So che ha lasciato dei biglietti “, dice Francesca, che spiega che la famiglia Tarabella e la sua si conoscessero ormai da tempo: “Erano nostri inquilini dal 2004. Conoscevamo le loro difficoltà. Soprattutto quelle di Wilson, che aveva sia un ritardo mentale sia problemi di deambulazione“.
L’uomo non era più seguito dai servizi sociali. “Si rifiutava di andare“, spiega Francesca. “Così avevano deciso di tenerlo a casa. Per un periodo a portarlo in giro ci sono stati i volontari, anche mio padre. Insieme erano stati a Torino, nei musei, nei centri commerciali“, ricorda. Ad interrompere quelle passeggiate era stata la nascita di Caterina: “Ha 2 anni e mezzo e dal primo giorno è stato un impegno per i miei genitori. Da quel giorno mio padre non si è più potuto occupare di Wilson“, dice la donna, che ipotizzao un collegamento tra questo e la strage: “Si, ho pensato che potesse essere una forma di rancore. Una sorta di gelosia verso i miei genitori. Li vedeva felici insieme alla nipotina. E loro invece avevano mille difficoltà“.
Tra le due famiglie, racconta ancora Francesca, non c’era una frequentazione: “Si vedevano quando dovevano pagare l’affitto“. La famiglia Dighera, però, era preoccupata che Tarabella detenesse una pistola in casa. Il padre l’aveva notata quando era andato a riscuotere l’affitto: “È una cosa che ci ha sempre allarmato, nonostante avesse il porto d’armi. Più volte abbiamo pensato che potesse compiere un gesto estremo. Ma non avrei mai pensato che uccidesse i miei genitori“.
Francesca è convinta che Tarabella avesse un piano. Ricorda le ore successive alla tragedia, il modo in cui è venuta a scoprire che qualcosa di terribile era successo ai suoi genitori: “Sabato sera attorno alle 9. Nessuno dei due rispondeva. Due ore prima erano tornati insieme da fare la spesa, mamma era salita in casa, papà era venuto da me. Poi è scomparso. Ma era così strano: lui non è uno che va al bar o incontra amici“, ricorda. “Mamma è venuta fino a qui per cercarlo. Dopo essere andata in cantina è sparita anche lei. Quando i Carabinieri mi hanno chiesto dei vicini ho pensato alla pistola“.
Arrivati sul posto anche i Carabinieri hanno avuto difficoltà ad accedere all’appartamento di Tarabella, dove si è consumata la strage: “Non apriva. Era al buio con le tapparelle abbassate e la chiave della toppa. Hanno rischiato anche loro quando sono saliti dal balcone. I miei genitori erano lì. Avevano la giacca e la mascherina ancora indossata. Probabilmente li ha fatti entrare con un tranello“, dice Francesca, sconvolta per la perdita di due “nonni modello. Amavano viaggiare. Per giugno avevano già prenotato la casa in Sicilia per andare al mare con Caterina che era diventata tutta la loro vita“.
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