I contagio di Covid hanno iniziato a scendere. Ma nonostante ciò gli ospedali sono ancora pieni. Per questo i medici chiedono al Governo di non allentare ancora le misure restrittive.
Il Ministero della Salute informa che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 13.447 unità e portano il totale a 3.793.033. Nelle ultime ventiquattro ore 476 morti che fanno salire le vittime a 115.088 e 18.160 guariti che raggiungono quota 3.158.725. Totale persone vaccinate: 3.989.383.
I casi attualmente positivi scendono a 519.220, – 5197 rispetto a ieri. I pazienti ricoverati sono 26.952, – 377 mentre nelle terapie intensive 3526 assistiti, – 67 da ieri.
Covid: i medici chiedono di proseguire con le restrizioni
Da giorni in tutta Italia si stanno svolgendo le manifestazioni di imprenditori e commercianti di vari settori che chiedono di riaprire, di poter ricominciare semplicemente a lavorare. Il movimento”IoApro“, nato in un primo tempo solo online, sta ora prendendo forma nelle piazze italiane. Tra i manifestanti tanti ristoratori – una delle categorie più penalizzate dalle restrizioni legate all’emergenza Covid – affiancati da gestori di palestre, cinema, teatri e centri estetici. Tutte attività che da oltre un anno stanno subendo perdite altissime. Tra essi tanti padri e madri di famiglia. Purtroppo molti non sono scesi in piazza a manifestare perché si sono arresi già da mesi togliendosi la vita. Altri sono finiti nelle mani dell’usura.
Da qualche giorno i contagi di Covid hanno iniziato a scendere e, quindi – in considerazione anche del fatto che le vaccinazioni delle categorie più esposte stanno proseguendo – sempre più voci chiedono al Governo un allentamento delle restrizioni per poter ripartire. Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha puntualizzato che bisogna procedere con cautela. Tuttavia già a maggio si potrebbe ipotizzare una ripartenza che, nel rispetto delle norme anti Covid e con la massima prudenza possibile, significherebbe comunque ricominciare a tirare il fiato per milioni di attività. Non tutti però sono d’accordo. I sanitari si oppongono in quanto, se è vero che i contagi stanno scendendo, altrettanto non può dirsi per i ricoveri. Gli ospedali sono ancora pieni, sia nei reparti Covid ordinari sia nelle terapie intensive. Le principali sigle sindacali dei medici, pertanto, lanciano un appello al Governo: non allentare ancora le misure restrittive. L’Intersindacale, in una nota, rimarca: “Il personale sanitario, impegnato quotidianamente, 7 giorni su 7, di giorno e di notte, e da oltre un anno nella lotta contro la pandemia si trova ad affrontare ancora per tutto il 2021 criticità di ogni tipo dovute al sovraffollamento degli ospedali. Ogni prematuro allentamento delle restrizioni potrebbe mettere a rischio tanto la vita dei pazienti con Covid-19, quanto la salute dei pazienti con altre patologie”.
In pratica i medici sottolineano che una ripartenza economica potrebbe significare pagarla cara, ancora una volta, in termini di salute e di sopravvivenza in alcuni casi. A rischio non solo i pazienti Covid ma anche milioni di pazienti oncologici le cui cure rischiano di essere sacrificate. O milioni di persone a cui il cancro non viene diagnosticato in tempo, persone che potrebbero salvarsi se gli ospedali non fossero monopolizzati dall’emergenza Covid. I sanitari specificano che parlare di riaperture troppo presto significa non capire che senza sicurezza sanitaria non potrà mai esservi ripartenza economica. E precisano che per allentare le misure restrittive – a loro dire – sarà necessario attendere di arrivare ad avere contagi giornalieri al di sotto di 5.000 e la copertura vaccinale completa almeno per i soggetti fragili e gli ultra 60enni, che rappresentano le categorie a più alto rischio di ricovero e mortalità. L’appello dei sindacati dei medici si conclude così: “ Le pur comprensibili esigenze economiche e sociali, celano una non corretta valutazione del rischio di un prolungamento della pandemia. Senza una soluzione duratura della crisi sanitaria, non vi potrà essere una ripresa economica né un ritorno in sicurezza alle normali relazioni sociali”.