Dopo la rivelazione che la giovane avvistata in Russia non è Denise Pipitone, la guardia giurata che segnalò la bimba a Milano racconta cosa successe 17 anni fa.
E’ una storia complicata e lunga quella del rapimento di Denise Pipitone, fatta di avvistamenti presunti o smentiti come quello che la guardia giurata Felice Grieco ancora ricorda con grande rimorso e che torna a tormentarlo ora che Olesya Rostova – una giovane russa inizialmente creduta proprio Denise – si è rivelata l’ennesima mitomane in cerca di fama, riconosciuta dalla sorella e da una persona che l’aveva ospitata in un reality show. Grieco il 18 ottobre del 2004 fu involontariamente protagonista di quello che secondo gli investigatori è uno dei pochi avvistamenti della bambina scomparsa da Mazara del Vallo in circostanze mai chiarite a non essere mai stato smentito del tutto: “Per me era proprio lei. Purtroppo sono 17 anni che io vivo con il rimorso di non aver agito d’impulso, anche se sarei andato nell’errore. Quel giorno non me la sentii”, racconta la guardia giurata parlando del caso Pipitone a distanza di quasi vent’anni da quel giorno di autunno in cui venne incaricato dal direttore della banca milanese presso cui lavorava di allontanare alcune persone di etnia rom dalla zona adiacente alla struttura.
Grieco ricorda ancora molto bene quel giorno: “Quella mattina verso le 12 il direttore della banca mi invitò ad allontanare un ragazzino che disturbava. Appena girato l’angolo mi trovai davanti un’altra bambina che colpì subito la mia attenzione, assomigliava molto a Denise Pipitone“, racconta l’uomo che conosceva bene il caso, essendo la piccola scomparsa il primo settembre di quello stesso anno. Grieco purtroppo essendo in servizio non poteva far valere nessun tipo di autorità sulle persone che si trovavano con la bambina così decise di realizzare un video da inviare alle autorità che però, una volta condotte delle ricerche, non riuscirono a trovare Denise. Per questo l’uomo rimpiange di non aver agito d’istinto, anche andando contro le regole, pur replicando a chi lo accusa di essersi comportato in maniera errata ricordando che una guardia giurata non può arbitrariamente bloccare una persona per un semplice sospetto: “Chiesi di poter intervenire con una scusa, ma mi fu detto di aspettare il loro intervento. Feci anche il famoso video, mi dissi che almeno così avevano una faccia da riconoscere, da controllare. Per trattenere il gruppo di rom chiesi alla bimba se volesse mangiare qualcosa, mi rispose: una pizza”, ricorda Grieco a cui la Polizia non diede il permesso di intervenire. Le autorità tardarono ad arrivare a causa di un omicidio a Niguarda e al loro arrivo, la bimba non era più li. Tempo dopo Grieco incontrò la madre di Denise, Piera Maggio. “Si arrabbiò molto con me. La capisco”. Rimane il dubbio di cosa sarebbe successo quel giorno se gli agenti della Squadra Mobile avessero autorizzato l’uomo ad intervenire o se fossero arrivati prima sul posto.