Covid, 358 morti. “AstraZeneca era progettato per una dose ma hanno deciso per due”

Mischiare i vaccini facendo la prima dose con un siero e la seconda con un altro non andrebbe bene secondo l’infettivologo del Sacco, Massimo Galli. Preferibile, allora, una sola dose.

galli vaccino
Getty Immages/Chris McGrath

Il Ministero della Salute informa che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 9789 unità e portano il totale a 3.779.594. Nelle ultime ventiquattro ore 358 morti che fanno salire le vittime a 114.612 e 18.010 guariti che raggiungono quota 3.140.565. Totale persone vaccinate: 3.924.664.

I casi attualmente positivi scendono a 524.417, – 8588 rispetto a ieri. I pazienti ricoverati sono 27.329, +78 mentre nelle terapie intensive 3593 assistiti, + 8 da ieri.

Galli: no ai bricolage di vaccini

L’Italia – come altri Paesi tra cui Francia, Germania e Canada – ha stabilito che il vaccino anglo svedese prodotto da AstraZeneca potrà essere somministrato soltanto a soggetti con più di 60 anni. Il contrario di quanto era stato deciso in un primo tempo quando l’Agenzia italiana per il farmaco – Aifa – consigliava l’inoculazione del siero soltanto a persone con meno di 55 anni. Ora però si pone un problema: che fare con chi ha già ricevuto la prima dose di AstraZeneca ma ha meno di 60 anni? Alcuni scienziati, come l’immunologo dell’Università di Milano Sergio Abrignani consigliano di somministrare la seconda dose con un vaccino diverso da AstraZeneca, un vaccino mRNA come Pfizer o Moderna. L’esperto ha spiegato che la combinazione di due sieri sviluppati con tecnologie differenti non solo non è rischiosa ma potrebbe addirittura migliorare la risposta protettiva nei confronti del Covid. Strada questa, per altro, già abbracciata dalla Germania.

Di tutt’altra idea il direttore delle Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, il professor Massimo Galli. Galli ritiene che i vaccini non siano tasselli di un bricolage da combinare assieme. E, piuttosto che inoculare due farmaci diversi, allora – a detta dell’infettivologo – meglio accontentarsi di una sola dose. “Dal punto di vista tecnico è una prospettiva abbastanza orripilante e non ha senso. Chi non vuole fare la seconda dose con AstraZeneca si tenga la sola prima dose e faccia l’esame anticorpale per vedere se c’è una risposta. Certo non è possibile fare dell’assurdo bricolage con i vaccini“. Il medico spiega che, originariamente, il vaccino di Oxford era stato progettato proprio perché una sola dose fosse sufficiente. Solo in un secondo tempo hanno cambiato idea decidendo per due dosi. Una decisione che – secondo il professor Galli – “stanno ancora pagando“. Lo scienziato precisa che, di norma, gli anticorpi già dopo la prima dose di AstraZeneca dovrebbero essersi sviluppati. A maggior ragione se si è già avuto il Covid una sola dose è più che sufficiente per essere protetti non dall’infezione ma dal rischio di contrarre il virus in forma grave finendo in terapia intensiva. Anzi per il professore – come aveva già chiarito mesi fa – chi è guarito dal Covid è già naturalmente protetto per qualche mese. pertanto non avrebbe dovuto ricevere nemmeno la prima dose del vaccino.

Galli ritorna sulla totale sicurezza del farmaco azzardando, persino, un paragone inaspettato: “Il tasso di decessi dopo AstraZeneca è inferiore a quello che abbiamo quando facciamo una Tac o un esame radiologico con il liquido di contrasto”. E, sulla stessa linea del collega Fabrizio Pregliasco – virologo dell’Università di Milano – nonché del premier Mario Draghi, non si può parlare di un vaccino una volta e per sempre. Esattamente come accade per le influenze, così anche il Covid continuerà a mutare e produrre nuove varianti. Quindi potrebbe rendersi necessario un aggiornamento periodico dei vaccini sulla base delle caratteristiche delle varianti in circolo.

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