Minacce e insulti ai bambini delle scuole elementari: sono queste le accuse a carico di una maestra della scuola primaria, ora indagata dalla Procura di Torino.
Era arrivata a creare quello che la Procura di Torino definisce un “clima di terrore” tra gli alunni, attraverso minacce, vessazioni, insulti. Per questo un’insegnante supplente in due scuole primarie – la Alvaro-Gobetti e la Sinigaglia, nel torinese – è finita nel mirino della Procura di Torino, che ha deciso di indagarla per maltrattamenti. La donna, arrestata nel 2019, era già finita sotto inchiesta per due volte, ma in entrambe le occasioni i procedimenti si erano conclusi con un nulla di fatto.
Ora, però, il pm Giulia Rizzo, che ha condotto le indagini, avrebbe raccolto informazioni e materiale sconcertanti rispetto al comportamento tenuto da Prunotto all’interno delle proprie classi: “Merda, porca puttana, ma che cazzo fai? Ti do un cazzotto – mimando il gesto – buttati dalla finestra, siete come e peggio dei disabili“, sarebbe arrivata a dire l’insegnante ai bambini. Le indagini vedono coinvolte, oltre alla maestra, anche la dirigente scolastica, la vicaria e il vice della scuola Sinigaglia, a loro volta sono indagati per omessa denuncia, omissione in atti di ufficio e anche maltrattamenti per non essere intervenuti. Secondo la ricostruzione della pm, infatti, il personale scolastico sarebbe stato informato dei comportamenti tenuti dall’insegnante dai genitori degli alunni e dai rappresentanti di classe, ma nessuna iniziativa sarebbe stata presa nei confronti della maestra, la cui condotta non è neppure stata segnalata all’Ufficio Scolastico Regionale.
In tutto, sono 21 i bambini individuati come persone offese: tra loro compaiono anche alcuni piccoli affetti da disturbi dell’apprendimento o da dislessia. Le indagini hanno portato alla luce una serie di comportamenti brutali tenuti dall’insegnante: stando alle informazioni disponibili, uno degli alunni era stato costretto a stare in piedi davanti alla lavagna con le braccia distese e le mani che tremavano, come misura punitiva per essersi comportato male.
Inevitabile che, di fronte alle punizioni severe imposte dalla maestra, la maggior parte di piccoli alunni vivesse in un perenne stato di soggezione, al punto da temere di chiedere di andare in bagno: una bimba si è fatta la pipì addosso ed era stata costretta a pulire. “Non pensare che io raccolga le tue schifezze” le avrebbe urlato l’insegnante. Un comportamento capace di “provocare un senso di vergogna” nella piccola, si legge nell’atto di chiusura indagini, aggravato da una serie di altre punizioni inaccettabili: agli alunni venivano strappate “in continuazione le pagine del suo quaderno quando facevano errori, tanto da costringerli a comprare ogni tre settimane nuovi quaderni“. Addirittura, la donna sarebbe arrivata, in più di un’occasione, a lanciare una sedia contro la porta dell’aula, in un momento di rabbia.
E così la scuola, che non sempre riesce ad essere il luogo in cui bambini e ragazzi trovano il coraggio di raccontare il proprio malessere, o l’ambiente capace di intercettare dinamiche familiari a rischio, si era trasformata per questi piccoli alunni in un luogo di paura e soggezione.