Polemiche per la decisione di aumentare di 692 mila euro le spese complessive destinate agli uffici collegati al Ministero dei Beni Culturali. Una scelta destinata a suscitare divisioni anche nella tempistica.
I ristoratori in piazza a dichiarare il collasso di un’intera categoria ma altrove la politica prosegue con i riti di sempre. Sono quasi 700 mila euro di aumento a partire da quest’anno: a tanto ammonta – sulla base di quanto stabilisce il comma 4 dell’articolo 6 del decreto legge sul riordino delle attribuzioni ai Ministeri – la crescita nella spesa complessiva prevista per la gestione degli uffici direttamente collegati al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, guidato da Dario Franceschini. Il provvedimento, entrato in vigore il 2 marzo, rappresenta un bel premio di consolazione per il Ministro che, rinunciando alla delega al Turismo – scorporato in un Ministero a parte, guidato dal Leghista Massimo Garavaglia – ha visto crescere in maniera consistente il budget a disposizione del proprio staff.
Gli uffici in questione hanno il compito di esercitare “le competenze di supporto all’organo di direzione politica e di raccordo tra questo e l’amministrazione“. Vi rientrano l’ufficio di Gabinetto, la segreteria tecnica del Ministro, il segretario particolare, la segreteria del Ministro, l’ufficio legislativo, l’ufficio del consigliere diplomatico, l’ufficio stampa, il servizio di controllo interno e le segreterie dei sottosegretari di Stato. Sull’argomento dal Ministero filtra soltanto un grande silenzio. Franceschini, per altro, era finito al centro di alcune polemiche per una norma varata ai tempi del secondo Governo Conte.
Un aumento così consistente – 692 mila euro annui – non è passato inosservato: Fratelli d’Italia ha denunciato quello che ritiene “uno sperpero di denaro pubblico“. Non è escluso che il testo venga modificato: il decreto è stato approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni attraverso un passaggio parlamentare. In quell’occasione è possibile si decidano delle modifiche. Una possibilità tutt’altro che scontata visto che durante l’esame in Commissione l’emendamento proposto da Fratelli d’Italia che prevedeva la cancellazione del contestatissimo aumento è stato bocciato. E proprio in Parlamento la questione è destinata a maggior scalpore: anche l’esponente del Movimento 5 Stelle Barbara Lezzi non ha risparmiato critiche: “Quello che è lampante in questa piccola vicenda è che il PD è sempre maestro nella gestione del potere e del denaro pubblico“, ha scritto sul proprio profilo Facebook.
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