Alessandro Borghese dopo il Covid racconta la sua esperienza “sono all’inferno”

Alessandro Borghese è riuscito a sconfiggere il Covid ma i ricordi sono terribili e ancora molto vividi: lo chef ha deciso di raccontarli a tutti con un poadcast in cui ha parlato delle preoccupazioni e della sua esperienza. Ecco le sue parole.

Alessandro Borghese Covid

Alessandro Borghese è riuscito ad uscire dall’incubo del Covid dopo un lungo periodo di isolamento, passato lontano dai propri cari e con tante preoccupazioni. Lo chef ha deciso così di raccontare la propria esperienza in un poadcast la cui anteprima è stata resa pubblica da “Il Corriere della Sera”. Ecco le parole dello chef Borghese.

Alessandro Borghese ha sconfitto il Covid – 19

Il volto di “4 Ristoranti” aveva rivelato di aver contratto il virus a metà marzo. Da quel giorno è restato in isolamento nella stessa casa dei suoi familiari. Per farlo, l’uomo ha spiegato di aver utilizzato un piano dell’abitazione indipendente dal resto, non potendo nemmeno intravedere da lontano i suoi cari, per un lungo periodo.
Sono tutto acciaccato, con le ossa rotte e la testa che mi gira“, aveva rivelato per la prima volta ai fan su Instagram che lo hanno seguito passo dopo passo nella sua guarigione, arrivata dopo un lungo decorso della malattia ma che fortunatamente non ha portato a Borghese sintomi gravi.
Finalmente Alessandro è guarito e ha potuto riabbracciare le due figlie piccole e la moglie Wilma. L’esperienza, seppur lieve rispetto a chi invece è finito in ospedale o peggio non ce l’ha fatta, ha comunque molto segnato il simpatico chef. Il 44enne ha deciso così di registrare e diffondere un poadcast in cui parla a ruota libera delle sensazioni provate durante l’isolamento e tutto ciò che comporta la perdita di gusto per un cuoco, che proprio sul gusto ci ha costruito una carriera intera.

Alessandro Borghese, il podcast

Dormo circa 20 ore al giorno, ho sete, voglio quella bottiglia d’acqua ma non riesco ad aprirla. Mi fa male la schiena, il braccio, la mano, le dita, la lingua. Non ci riesco“.
Alessandro Borghese utilizza un racconto audio per spiegare al meglio che cosa si prova nel periodo di isolamento a causa del Covid-19, in una sorta di diario delle emozioni. Al poadcast prodotto da Dopcast e presentato in anteprima da “Il Corriere della Sera” Borghese ha affidato così i propri pensieri.

Il medico ha detto che devo muovermi. Sono sul fianco e osservo il mio bicchiere vuoto. Chiudo gli occhi. Sono sempre solo. Dove sono tutti? Dormo. Che ore sono? Le 8.30 di sera. Sono sempre solo. Chiuso su questo piano, l’ultimo della casa, quello dedicato proprio alle mie bimbe. Quanto mi mancano! Sto male, piango in silenzio. questa solitudine è il male. Voglio mia moglie. voglio abbracciare le mie bambine, respirarle”. “Che giorno è? Decimo, mi conferma il dottore che quotidianamente mi visita. E la febbre è andata via. Non sento nulla. Stop. Orecchie sigillate“. Le parole di Borghese bene esprimono il senso di smarrimento e di solitudine provato da chi si trova in isolamento perché infetto da Coronavirus.

Per gran parte del suo racconto audio, lo chef stellato si è soffermato sulla mancanza di gusto ed olfatto, essenziali per la sua professione e che Borghese ricorda di aver educato negli anni tramite tanto studio e tantissima esperienza. “Il Covid – 19 mi ha tolto di colpo il gusto. Pam, così! Anni di viaggi, di erbe spontanee, di frutta, di verdura, di pesce, di carne. Dov’è finito l’olfatto, l’odore? L’olfatto non ce l’ho più, il gusto neanche“.

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Un vero incubo, lo descrive Borghese, che alla fine del podcast conclude: “Ho capito: sono all’inferno, e questa è la mia pena del contrappasso. Ora devo solo scoprire in che girone sono finito, e come uscirne. Ribalto e confermo tutto quello che ho visto“.
Fortunatamente lo chef è ora totalmente guarito ed è potuto tornare ad abbracciare la moglie Wilma e le loro due figlie, che il 44enne ringrazia per tutta la forza che gli hanno fatto scoprire e che non sapeva nemmeno di avere.
Un ringraziamento particolare dello chef è poi rivolto anche ai medici che lo hanno curato e che lo hanno visitato quotidianamente presso il suo domicilio.

 

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