La campagna vaccinale procede e porta con se alcune domande, per esempio come comportarsi durante la Pasqua ‘rossa’ e nei mesi a venire, la risposta degli esperti è semplice: restare a casa e mantenere i dispositivi di protezione individuale.
Le regole di comportamento da tenersi, delle regioni in zona rossa, saranno da considerarsi applicabili a tutta le popolazione in maniera trasversale, ed i vaccinati non sono esclusi. Le persone che in questi ultimi mesi hanno ricevuto il vaccino infatti, anche con l’inoculazione della seconda dose, dovranno seguire le regole e restrizioni indetti dal governo almeno per le prossime settimane.
Tra gli esperti ha risposto Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, per fare luce sulle differenze che essere, o meno, vaccinati comporta. La certezza è che essere stati vaccinati non concede ancora il semaforo verde per vivere la quotidianità in maniera ‘normale’, dato che non è esclusa per questi soggetti la possbilità di poter essere infettati. La campagna vaccinale è iniziata infatti da troppo poco tempo per poter essere arrivati alla tanto agognata immunità di gregge, momento in cui il virus circolerà in maniera decisamente inferiore e sarà molto più controllabile e circoscrivibile in poco tempo. Primato che al momento è in mano solo di Israele, che ha riaperto totalmente il paese dopo un’intensa e rapida campagna vaccinale e che concederà delle Green Pass per i vaccinati ed i guariti, un passaporto per ritornare alla vita quotidiana.
La copertura del vaccino infatti non esclude al 100% il rischio di contrarre la malattia, l’immunità al momento calcolabile va dal 70 al 95% per i vaccini in circolazione. Percentuali decisamente molto alte ma che non vanno a colmare quel rischio troppo pericoloso da potersi prendere in questo momento in Italia. L’Istituto Superiore di Sanità sottolinea alcune precauzioni da tenere a mente, se una persona vaccinata dovesse avere un contatto stretto con un caso positivo per Sars-CoV-2, deve comunque adottate le disposizioni delle autorità sanitarie, come si legge nelle circolari del Ministero della Salute.
La non totale immunità che concede il vaccino non è però una caratterista unica dei vaccini anti-Covid ma è necessario essere consapevoli che lo è di tanti vaccini, in circolazione da prima della pandemia. Stessa regola vale per i vaccini antinfluenzali, dove permane sempre il rischio di prendere un’infezione. La campagna vaccinale, partita con ritardo, deve essere monitorata nel tempo e solo quando sarà portata al suo completo compimento si potranno trarre valutazioni definitive e certe. L’ISS Istituto Superiore di Sanità dichiara che “Solo quando il vaccino sarà somministrato a larghe fasce di popolazione sarà possibile verificare se l’immunità durerà un anno o più anni” oppure se sarà necessario ricorrere a più richiami. Ad oggi non è infatti possibile definire con sicurezza quanto dura la protezione.
E’ necessario pertano che tutta la popolazione, vaccinati inclusi, continui a seguire le ‘regole base’ che abbiamo imparato ad attuare nella nostra quotidiano: indossare le mascherina, tenere il distanziamento e avere cura dell’igienizzazione delle mani. Tutto per evitare sicuramente la possibilità di ammalarsi, data la non completa immunità dei vaccini, ma anche per non trasmettere, in forma asintomatica, Sars-CoV-2. La probabilità ammalarsi diminuirà più alta ma non esclude la trasmissione.