Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, ha dichiarato la necessità di estendere il reddito di cittadinanza a tutte le catogorie più fragili, tra cui gli immigrati.
Pasquale Tridico ha dichiarato, in un’intervista a La Stampa, che il Reddito di Cittadinanza «è un argine importante contro la povertà assoluta che è aumentata con il Covid. Ora sono necessarie risorse aggiuntive soprattutto per le famiglie numerose e gli immigrati». Il presidente dell’Inps ha sottolineato come, per poter usufruire del reddito, appena rifinanziato con 1 miliardo di euro, sia necessario essere residenti sul territorio italiano da almeno 10 anni e come questo sia un paletto troppo restringente, oltre ad essere un requisito che non esiste in nessun altro paese europeo. Le problematiche economiche legate alla povertà nel nostro paese hanno raggiunto infatti i 3 milioni di persone e questo porta ad un’analisi più approfondita delle risorse necessarie per ridare un’aiuto economico a tutti i cittadini più in difficoltà. «Occorre aumentare il sussidio in base ai componenti del nucleo, oggi al massimo si arriva a 1.330 euro» dice il presidente dell’Inps, proponendo di cambiare la scala di equivalenza o andare ad agire sul contributo legato all’affitto di 280 euro. In linea di pensiero la volontà sarebbe quindi quella di cercare di raggiungere un’equità, modulando il reddito di cittadinanza in base al numero dei familiari.
#InpsComunica #DecretoSostegni Online le prime indicazioni riguardo le categorie di lavoratori interessate all’#indennitàCOVID19 e la semplificazione dei requisiti di accesso all’indennità di disoccupazione #NASpI https://t.co/UbbVVdMl91 pic.twitter.com/BfmdYM9GhM
— INPS (@INPS_it) March 26, 2021
Pasquale Tridico ha parlato inoltre dei vari interventi per sostenere l’occupazione e la crescita del paese. Con riferimento alle pensioni il Presidente dell’INPS propone un’uscita anticipata a 63 anni e, ricordando come il prezzo della crisi pandemica sia stato pagato soprattutto dalle donne, suggerisce l’introduzione di “un esonero contributivo di tre anni per le donne che rientrano in azienda dopo la maternità”.