Secondo l’avvocato di Tony Essobti Badre, patrigno e assassino di Giuseppe Dorice, il bambino massacrato di botte a Cardito nel gennaio 2019, l’uomo dovrebbe essere considerato parzialmente incapace di intendere e di volere per via del regolare consumo di droga.
Giuseppe Dorice, il bimbo di Cardito morto in seguito a una serie di terribili episodi di violenza domestica, culminati nella sua brutale uccisione da parte del convivente della madre a calci, pugni e bastonate, non rappresenterebbe, secondo i legali dell’uomo, un omicidio volontario con colpa cosciente o un omicidio preterintenzionale. Tony Essobti Badre, patrigno e assassino di Giuseppe, è stato condannato all’ergastolo – mentre alla mamma del piccolo, Valentina Casa, sono stati dati sei anni per maltrattamenti in concorso – ma ora Pietro Rossi, il suo avvocato, chiede che la riqualificazione della pena preveda l’esclusione delle aggravanti e il riconoscimento delle attenuanti generiche.
Questo perché, nella ricostruzione offerta dal legale, Essobti dovrebbe essere considerato come parzialmente incapace di intendere e di volere, visto che i suoi comportamenti sarebbero stati gravemente compromessi dal costante utilizzo di stupefacenti, che l’uomo consumava quotidianamente e in quantità abbondanti. Secondo la versione dell’avvocato, quindi, le lesioni e le violenze provocate dal patrigno al piccolo Giuseppe sarebbero state ben più gravi di quanto lo stesso Essobti, offuscato dall’utilizzo di sostanze, potesse comprendere. Sulla base di queste valutazioni, l’avvocato Rossi chiede che venga ridimensionata l’accusa di omicidio volontario mossa nei confronti del suo assistito.
Il piccolo Giuseppe fu massacrato nella sua casa di Cardito nel gennaio 2019, quando aveva appena sette anni, dopo una lunga storia di maltrattamenti e percosse che vedeva vittime anche le sorelline di 8 e 4 anni. Il convivente della madre, nel corso degli interrogatori, aveva ammesso di arrivare a fumare anche una ventina di spinelli al giorno e di utilizzare, in maniera più saltuaria, anche altri stupefacenti. Quella mattina, quel 27 gennaio, era stata, sempre secondo il racconto di Essobti, una delle occasioni in cui l’uomo aveva assunto anche cocaina. Nel corso delle indagini, anche attraverso gli interrogatori alle maestre dei bambini e ad alcuni vicini di casa, era emerso drammaticamente un quadro di terribile degrado in cui i piccoli erano costretti a vivere.
A scatenare l’ira, e il seguente pestaggio, del patrigno nei confronti di Giuseppe era stata la rottura di un mobile da parte dei bambini. Essobti avrebbe massacrato di botte il piccolo Giuseppe e, dopo essersi recato in farmacia per acquistare una pomata per il piccolo, avrebbe lasciato da soli i bambini per appartarsi in casa a fumare uno spinello.
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