Covid, altro che fine del tunnel: i viaggi all’estero rimangono tabù anche in estate

Secondo diversi esperti britannici, la circolazione delle varianti virali rende improbabile la possibilità di organizzare viaggi all’estero per le vacanze estive.

viaggi estero
Michael Ciaglo/Getty Images/Archivio

Se l’avvio delle campagne vaccinali europee, negli ultimi giorni del 2020, aveva lasciato immaginare a molti che la fine dell’emergenza dovuta alla pandemia di Coronavirus fosse imminente, i fatti di questi mesi hanno, purtroppo, evidenziato finora una realtà profondamente diversa. Ad eccezione di alcuni Paesi, in cui le vaccinazioni sono state effettuate a ritmo particolarmente sostenuto, gran parte dell’Europa si trova in una condizione di netto ritardo rispetto ai tempi previsti, a causa di malfunzionamenti organizzativi, ritardi nell’invio delle dosi da parte delle case farmaceutiche e, ultimo in ordine di tempo, del “caso AstraZeneca“.

Una circostanza che rende, quindi, un po’ più lontano il ritorno a quella normalità smarrita ormai più di un anno fa. E se in molti si augurano che, in vista della bella stagione, la situazione migliori sensibilmente, i fatti per ora lasciano intravedere un’estate 2021 ancora ricca di problematiche e limitazioni. Chi, ad esempio, sta progettando viaggi all’estero, probabilmente sarà costretto a pazientare ancora un po’: secondo i consulenti tecnici del Governo britannico, infatti, i viaggi all’estero sono da considerare ancora “altamente improbabili“, nonostante la Commissione Europea abbia già iniziato a muovere i primi passi verso la realizzazione di un passaporto sanitario che consenta di spostarsi tra gli Stati membri e al di fuori dell’Unione.

Ad affermarlo è Mike Tildesley, esperto di malattie infettive presso l’Università di Warwick, secondo cui viaggi di questo tipo portano al rischio che i turisti, facendo ritorno nel Paese d’origine, possano portare nuove varianti del virus, magari meno suscettibili ai vaccini. “Penso che stiamo correndo un rischio reale se cominciamo ad avere molte persone che vanno all’estero a luglio e agosto. Ciò che è veramente rischioso è mettere in pericolo la nostra campagna di vaccinazione avendo queste varianti su cui i vaccini non funzionano così efficacemente e che si diffondono più rapidamente“, ha affermato l’esperto.

Parole che assumono un peso ancora maggiore se pensiamo che a pronunciarle sono esperti britannici e che il Regno Unito è, per distacco, il Paese europeo che ha portato avanti con maggiore efficacia la propria campagna vaccinale. Secondo Andrew Hayward, membro del Sage – più o meno il corrispettivo d’oltremanica del nostro comitato tecnico scientifico – è “improbabile” che il l’Esecutivo guidato da Boris Johnson decida di incoraggiare i cittadini a viaggiare nei paesi europei che attualmente stanno vivendo alti livelli di infezioni da Coronavirus: “Penso che il governo sia sempre stato chiaro sul fatto che i viaggi all’estero siano rischiosi. Qualsiasi cambiamento o piano è improbabile che cambi su questo. Credo sia difficile che si vogliano incoraggiare i viaggi in quei Paesi che hanno ancora alti livelli di infezione“.

A creare particolare preoccupazione negli esperti britannici è il fatto che “in alcune parti d’Europa la variante sudafricana sta iniziando a salire a livelli più alti“. Un elemento che potrebbe rappresentare un problema non da poco, visto che gli ultimi studi disponibili evidenzierebbero una scarsa efficacia del vaccino contro questo tipo di variante del virus.

D’altra parte, senza arrivare nel Regno Unito, era stato il microbiologo Andrea Crisanti a mettere in guardia, nei mesi scorsi, rispetto ai rischi di una nuova, ulteriore crescita della circolazione del virus: “D’estate dovremo essere più cauti rispetto allo scorso anno, speriamo di poter andare in spiaggia“, aveva detto Crisanti, sottolineando come l’unica, vera via d’uscita da questa insostenibile situazione sia rappresentata dalla vaccinazione di massa della gran parte della popolazione.

 

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