In seguito a un’ispezione effettuata dalla Guardia Costiera, è stato disposto nei confronti della nave Sea Watch 3 un fermo amministrativo nel Porto di Augusta.
La nave Sea Watch 3 è stata sottoposta a fermo amministrativo nel Porto di Augusta, dove era arrivata lo scorso 3 marzo con a bordo 385 persone soccorse al largo della Libia, in seguito ad un’ispezione a bordo effettuata dalla Guardia Costiera, che ha riscontrato una serie di irregolarità sull’imbarcazione appartenente alla omonima Ong tedesca.
Tra gli elementi che hanno condotto prima all’ispezione e poi al fermo della nave, vi sarebbe “la mancata effettuazione da parte dell’Unità delle preventive comunicazioni di ingresso nel porto di Augusta relative alla sicurezza marittima e al conferimento dei rifiuti generati nel corso dell’ultimo periodo di navigazione“. A questo, secondo la Guardi Costiera, si aggiungerebbe lo sversamento “in banchina e nelle acque portuali di olio idraulico proveniente dalla gruetta utilizzata per il posizionamento a terra della passerella della nave“.
Queste irregolarità, che sarebbero state certificate nel corso dell’ispezione effettuata sulla Sea Watch 3, si sommerebbero, secondo la ricostruzione della Guardia Costiera ad “ulteriori carenze in materia di sicurezza della navigazione e protezione da incendi a bordo, di tutela dell’ambiente e dell’equipaggio, che hanno determinato il fermo amministrativo della nave“.
Una notizia che arriva a pochi giorni dalla richiesta inoltrata dalla Procura di Palermo di mandare a processo Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver negato, nell’agosto del 2019, lo sbarco di 147 migranti che si trovavano a bordo dalla nave Ong spagnola Open Arms. Un processo che, per l’ex Ministro dell’Interno, andrebbe ad aggiungersi al procedimento già in corso presso il Tribunale di Catania, dove Salvini è imputato, sempre con l’accusa di sequestro di persona, per il caso della nave Gregoretti.
La Sea Watch 3, invece, era balzata agli onori delle cronache nel giugno del 2019, quando la Comandante Carola Rackete, dopo giorni di attesa al largo delle coste italiane, decise di non rispettare l’alt imposto dalla Guardia di Finanza e dalla Guardia Costiera e si diresse verso Lampedusa: Rackete, arrestata al momento dello sbarco, fu liberata nei giorni successivi. Nel febbraio dello scorso anno, la Corte di Cassazione decise di annullare l’ordine di arresto emesso dalla Procura di Agrigento nei suoi confronti.