Un barbiere, ignorando le limitazioni anti-Covid contenute nell’ultimo Dpcm, continuava a svolgere la propria attività a domicilio.
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Ignorava completamente le limitazioni imposte dalla zona rossa, proseguendo tranquillamente a fornire i propri servizi a domicilio, invece che in negozio. E’ questa la strategia con cui un barbiere di Napoli aveva deciso di affrontare le restrizioni anti-Covid imposte in queste settimane a causa del peggioramento della curva epidemiologica. E per assicurarsi che la propria attività mantenesse un buon numero di clienti, l’uomo aveva deciso addirittura di pubblicizzare il servizio di taglio a domicilio attraverso una serie di post pubblicati sui social.
Proprio questa forma di pubblicità, però, è costata cara al parrucchiere a domicilio: segnalato da alcuni utenti, l’uomo è stato individuato dalla Polizia che, una volta ottenuta la certezza di averlo trovato, gli ha teso una trappola, fissando un appuntamento per un taglio a domicilio. Quando l’uomo si è presentato, convinto di trovarsi a casa di un cliente, con gli attrezzi del mestiere, i poliziotti si sono identificati e hanno proceduto a sanzionarlo.
A condurre l’operazione gli uomini dell’Unità Operativa Chiaia, impiegati in queste settimane nei controlli di routine volti ad assicurare il rispetto delle limitazioni anti-Covid. Come è noto, infatti, a partire dall’ultimo Dpcm, varato dal Governo Draghi ed entrato in vigore il 6 marzo scorso, anche le attività di servizi alla persona come barbieri, parrucchieri ed estetisti sono costrette a chiudere in quei territori che vengano inseriti in zone rosse. L’obbligo di chiusure, finalizzato a ridurre contatti e spostamenti ritenuti non indispensabili, esclude naturalmente l’ipotesi di poter praticare le attività a domicilio, circostanza che renderebbe ancor più complesso vigilare sul rispetto di misure di sicurezza come distanziamento e utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.
Molti tra barbieri e parrucchieri, commentando la decisione dell’Esecutivo di inserire questo tipo di attività tra quelle costrette a chiudere in zona rossa, avevano segnalato proprio il rischio che una simile misura potesse favorire l’esercizio abusivo della professione. Un fenomeno in molti casi difficile da rintracciare; in questo caso, però, la pubblicità social pubblicata dall’uomo ha consentito agli agenti di identificarlo e sanzionarlo.