Suscitano perplessità i tamponi rapidi. Secondo alcuni esperti non rileverebbero gran parte dei casi di Covid. Per questo il numero dei morti continua a sembrare così alto rispetto ai contagi.
Il Ministero della Salute informa che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 25.735 unità e portano il totale a 3.332.418. Nelle ultime ventiquattro ore 386 morti che fanno salire le vittime a 104.241 e 16.292 guariti che raggiungono quota 2.671.638. Totale persone vaccinate: 2.336.928.
I casi attualmente positivi salgono a 556.539, +9029 rispetto a ieri. I ricoverati sono 26.858, +164 mentre in terapia intensiva 3364 assistiti, +31 da ieri.
Era la fine di gennaio quando definì i tamponi antigenici – meglio conosciuti come test rapidi – uno “strumento di confusione di massa” a causa di una probabile incapacità di rilevare la positività al Covid. E a distanza di meno due mesi il microbiologo dell’Università di Padova, il professor Andrea Crisanti, torna all’attacco. Lo scienziato sostiene che è praticamente impossibile che, a fronte di un numero relativamente esiguo di contagi, continuino ad esserci cotanti morti per Coronavirus. Dunque, a suo dire, l’errore deve essere ricercato nel metodo d’indagine. I colpevoli, secondo Crisanti, sono i tamponi rapidi che non rileverebbero la presenza del virus: “I morti li contabilizziamo bene, ma penso che sottostimiamo i positivi. Secondo me dovrebbero essere proprio eliminati i test antigenici rapidi, oppure confinati in casi precisi”.
L’esperto – ideatore del metodo applicato nel comune veneto di Vo’ Euganeo durante la prima ondata di Covid – da sempre a supporto di un tracciamento rigoroso e del lockdown, propone di avvalersi unicamente di test molecolari. Questi ultimi, infatti, dovrebbero essere molto più precisi. Ma, ciò di cui il professor Crisanti non tiene in conto è che accanto ai falsi negativi, possono esserci anche diversi casi di falsi positivi sempre correlati ai test rapidi. Infatti in Italia sono stati impiegati ben 78 tamponi diversi per fare le diagnosi di Covid. Ma di questi nessuno è stato validato né certificato né approvato preventivamente. L’inaffidabilità dei tamponi utilizzati nel nostro Paese è stata riconosciuta anche dalla Commissione europea e dall’Istituto superiore della Sanità che hanno rilevato addirittura il 95% di casi di falsi positivi.
Un caso di falso positivo è rappresentato dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che, mesi fa, risultò positiva al Covid al primo tampone ma negativa ai successivi due effettuati a distanza di pochi giorni. Ma il microbiologo prosegue sulla sua strada: “C’è uno squilibrio di positività fra gli antigenici e i molecolari. Oggi sicuramente viviamo un grande incremento di casi. I decessi che vediamo oggi, ricordo, si riferiscono a 2-3 settimane prima. Siamo in una fase di ascesa e secondo me il virus sta circolando di più di quello che vediamo dai test, c’è qualcosa che non stiamo facendo bene”. Se da un lato i falsi negativi non permettono di avere la giusta proporzione tra contagi e decessi e possono contribuire ad un’ulteriore diffusione del virus, d’altro canto qualora vi fossero molti falsi positivi non si avrebbe una situazione reale dell’indice di contagio Rt. E questo, di conseguenza, potrebbe portare a decisioni politiche – quali lockdown e collocamenti delle regioni in fascia rossa o arancione – non supportate da dati scientifici corretti.
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