Il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha abbracciato la causa dell’Opposizione al suo predecessore leghista. Eppure, molti migranti sono stati respinti comunque.
Utilizzando strumenti e mezzi diversi, il risultato non cambia: il Ministro degli Interni Luciana Lamorgese ha adottato una politica leggermente diversa nei confronti dei migranti che ogni giorni attraversano il Mediterraneo partendo da paesi del Nord Africa come la Libia rispetto al suo predecessore leghista Matteo Salvini. Ma – denunciano le ONG che soccorrono le persone in difficoltà in mezzo al mare – le cose non sono cambiate anzi, forse sono anche peggiorate. Il ricercatore Matteo Villa ha dato ragione a Frontex – agenzia europea che monitora l’immigrazione verso l’Italia – dichiarando che: “Lamorgese è arrivata a bloccare anche sette battelli delle Ong contemporaneamente”. Il ricercatore si riferisce alle navi ugend Rettet, Sea Watch3, Sea Watch4, Eleonore, Alan Kurdi, Ocean Viking e Louise Michel, bloccate tra il 9 ottobre ed il 21 dicembre 2020. Per fare un confronto, il predecessore di Lamorgese, Matteo Salvini,che ha condotto una dura campagna contro i migranti è arrivato al massimo a stoppare quattro battelli in contemporanea nell’estate del 2019, episodi tra l’altro per i quali il segretario della Lega deve rispondere nelle sedi legali apposite: “La linea di Salvini, da lui soltanto declamata, è stata pressoché rispettata anche dopo la conclusione del suo mandato al ministero”, fa sapere il portavoce della Guardia Costiera Vittorio Alessandri ricordando l’Operazione Mare Nostrum.
Lamorgese avrebbe utilizzato per fermare le imbarcazioni cariche di migranti il fermo amministrativo, come spiegano gli stessi operatori delle Ong che non provano particolare simpatia per il ministro rispetto a quanta ne sentivano verso il suo predecessore: Lamorgese avrebbe fermato le sette navi in questione trattandole come navi commerciali e contestando di volta in volta irregolarità riguardo la strumentazione e la dotazione di sicurezza a bordo. L’avvocato Fulvio Vassallo dell’Associazione Diritti e Frontiere ritiene questa condotta inaccettabile perchè le navi in questione operano in condizioni molto complicate: “Come se il comandante di una nave impegnata in ricerca e soccorso potesse decidere a un certo punto di interrompere le attività di salvataggio perché a bordo non si trovano in misura adeguata giubbetti salvagente eccetera”, è stato il suo commento di fronte al Tar siculo che ha accolto la sua rimostranza. Del resto, bisogna anche ricordare il caso delle navi quarantena che ha infiammato l’opinione pubblica italiana per mesi: in quell’occasione, ci furono anche dei decessi tra i migranti a bordo delle navi e dei traghetti riadattati ad ospedali mobili per l’isolamento dei sospetti positivi al Covid. La questione degli sbarchi non è mai stata del tutto risolta: in media, sempre secondo le statistiche presentate dalle Ong, ci sono ancora 150 partenze giornaliere da gennaio 2021 ad oggi, un flusso enorme di vite umane che nessun Governo riesce a gestire. La soluzione viene ancora una volta richiesta all’Unione Europea, non sempre celere nell’intervenire sulla situazione: “L’immigrazione è un pezzo del piano di ricostruzione della Libia per cui servirebbero subito due miliardi di euro da parte dell’Europa”, è l’appello dell’ex ministro Dem Marco Minniti.
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