Nel corso di un discorso, il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha parlato del futuro della Dad e della scuola. E forse, le lezioni a distanza non saranno abbandonate.
Nel bene e nel male, la Dad o didattica a distanza che ha interessato la scuola italiana nell’ultimo anno a causa dell’emergenza Covid ha creato una situazione inedita per docenti e studenti. E il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, a differenza del suo predecessore pentastellato Lucia Azzolina, crede che questo strumento potrà tornare utile anche in futuro agli studenti, permettendogli di seguire le lezioni anche da casa. Il politico scelto da Mario Draghi per il dicastero dell’Istruzione ha lasciato intendere nel corso di una sua dichiarazione pubblica che la Dad potrebbe costituire almeno una parte importante del futuro della scuola italiana: “Guardiamo anche oltre l’emergenza considerando la dad non come ripiego ma come integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova”, sono le parole di Bianchi che aprono a questa ipotesi.
Al momento, nonostante alcuni studenti non siano d’accordo con la continuazione della Dad, la scuola è giudicata come un luogo troppo pericoloso per la creazione di focolai di contagio: per questa ragione, a prescindere da quale sarà il futuro a lungo termine di questo strumento didattico, il Ministero dell’Istruzione ha deciso di rafforzarlo in quelle zone particolarmente a rischio che presentano una situazione epidemiologica critica: nelle aree dove si registrano almeno 250 contagi da Coronavirus per 100.000 abitanti – spiega il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – passeranno alla didattica a distanza anche le scuole primarie, incluse le materne e le elementari. Il rischio che i bambini possano contagiarsi tra loro e portare la malattia a casa è troppo alto: “Ci siamo trovati di fronte a un rapidissimo cambiamento della situazione epidemiologica. La variante inglese ha modificato radicalmente il quadro precedente, abbiamo fatto delle scelte”, aggiunge Bianchi stesso in un’intervista a La Stampa in merito alla decisione presa non solo in Piemonte ma anche negli altri territori “rossi”.