Secondo un’inchiesta di FanPage l’associazione Croce San Pio, a Napoli, avrebbe monopolizzato il sistema di ambulanze private. Un business sporco che diventa più redditizio in tempi di Covid.
Esplode il caso del servizio di ambulanze private dell’associazione Croce San Pio di Napoli. Il caso parte da un episodio risalente al novembre del 2020: una mamma chiama un ambulanza, deve trasportare velocemente il proprio figlio al Cardarelli. Si rivolge a questo servizio di ambulanze private, per velocizzare i tempi dello spostamento. Gli operatori arrivano a casa, nei quartieri spagnoli, e chiedono il pagamento della tariffa: 500 euro. Una richiesta che fa infuriare i residenti, che organizzano una colletta per aiutare la donna, saldano il conto e non si vedono neanche consegnare una ricevuta che attesti il pagamento effettuato. Un giro d’affari che, con la crescita esponenziale delle spese sanitarie in tempo di Covid, si è esteso fortemente nell’ultimo anno.
Marco Salvati – a capo dell’associazione Croce San Pio – è personaggio già noto alle cronache per una vicenda del 2005. All’epoca Salvati gestiva la Croce Cangiani e finì in un’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli con l’accusa di rientrare in un sistema di racket di ambulanze private: condannato a 6 anni con sentenza definitiva e interdizione perpetua dai pubblici uffici per reati di illecita concorrenza con minacce, ricettazione e lesione personale con l’aggravante del metodo mafioso.
Eppure, Salvati non s’è perso d’animo e, a qualche anno di distanza, ha dato vita alla Croce San Pio che, attraverso una serie di affari e connivenze ha sostanzialmente ottenuto la posizione di monopolio nel sistema delle ambulanze private del capoluogo campano: tutte le altre associazioni sono state – anche utilizzando metodi violenti – costrette sull’orlo del fallimento. A raccontarlo è il gestore di un’altra società che, raggiunto da Fanpage, ricorda le aggressioni subite da alcuni “rappresentanti” di Salvati: “Veniamo aggrediti e siamo stati minacciati con delle pistole, su al Cardarelli, perché dovevamo andare via dalla zona ospedaliera, lì deve lavorare solo Salvati” racconta l’imprenditore.
Il metodo è efficace: “Se si avvicina qualcuno all’ospedale dopo 3-4 minuti ci danno l’ultimatum e scatta la punizione“, prosegue nel racconto l’imprenditore, secondo cui il sistema-Salvati può contare sulla connivenza di membri del personale all’interno delle strutture ospedaliere: “Infermieri, operatori socio sanitari, ditte di pulizia, guardie giurate, chiamano Salvati se c’è bisogno di una ambulanza, perché gli dà un contributo dai 50 ai 100 euro“, spiega.
Un vero e proprio sistema: sono alcune persone dello staff sanitario a indirizzare il degente e i suoi familiari verso la Croce San Pio. All’ospedale Cardarelli, per esempio, è sempre presente – all’interno dell’ufficio di stazionamento dei vigilantes che lavorano presso la struttura – un rappresentante della Croce San Pio: è a lui che infermieri e vigilantes, indirizzano i familiari dei pazienti.
Le denunce contro Salvati sono arrivate anche da Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale campano, che ricostruisce un’altra pratica messa in atto dalla Croce San Pio: il trasporto del finto morto. Gli uomini di Salvati sarebbero “specializzati” per trasportare a casa pazienti defunti in ospedale. Una procedura assolutamente non prevista – i morti, dall’ospedale, possono essere trasportati esclusivamente verso il luogo di sepoltura – che la Croce San Pio può attuare grazie alle conoscenze all’interno delle strutture: “Lui faceva finta con connivenze interne all’ospedale che determinati soggetti non risultassero morti e che loro facevano l’ultimo trasporto in emergenza a casa. Per fare questo si faceva dare dai 700 ai 1500 euro in nero” racconta Borrelli. E le denunce, finora, non hanno cambiato la situazione: Salvati e la Croce San Pio continuano a operare in maniera redditizia e costante.