Proprio mentre il Governo Draghi valuta misure per la ripartenza della scuola, arriva un allarme positivi che mette la situazione a repentaglio nella Capitale. Intanto il bollettino della Protezione Civile fa il punto sulla situazione epidemiologica.
Ministero della Salute e Protezione Civile fanno il punto sulla situazione di contagio da Coronavirus in Italia: a fronte di 257.024 tamponi eseguiti, sale ancora il tasso di positività. I nuovi contagi rilevati sono 17.455, in diminuzione rispetto al dato del giorno precedente, quando se ne contavano 18.916, ma con 323.047 tamponi. In diminuzione consistente il numero dei morti, 192, a fronte dei 280 di ieri.
Scuole a Roma, c’è un problema
La situazione dei contagi nella scuola italiana, specialmente in alcune zone di Roma inizia a destare preoccupazione, sopratutto dopo la notizia che diversi genitori hanno scelto di non segnalare i figli positivi agli insegnanti ed ai responsabili della Sanità. Tra le scuole interessate da questa pericolosa tendenza ci sono diversi istituti secondari e superiori della zona nord-est della Capitale, a partire dalla scuola media Sinopoli nel quartiere africano – che ha chiuso i battenti temporaneamente per la segnalazione di un caso di variante brasiliana – fino al liceo Torquato Tasso dove a gennaio non sono stati ufficialmente registrati casi di Coronavirus: “Non sempre i genitori comunicano i casi sospetti all’addetto Covid per ragioni inspiegabili, ostacolando la messa in quarantena precauzionale dell’intera classe”, spiega però l’amministrazione della scuola, lasciando intendere che questa tendenza “positiva” potrebbe essere un’illusione dovuta al fatto che a scuola i positivi non vengono individuati affatto. Secondo gli ultimi dati a disposizione degli esperti e degli scienziati, un positivo su cinque sfugge al tracciamento degli infetti operato a scuola. Nella stessa scuola media Sinopoli, nonostante la recente chiusura avvenuta dopo screening a tappeto su studenti ed insegnanti, la preside ha rivelato di non aver saputo nulla dei casi registrati fino alla chiusura dell’istituto.
Le severe misure di distanziamento sociale imposte all’interno degli istituti scolastici italiani non garantiscono al 100% la sicurezza di alunni, docenti e personale Ata, questo è quanto emerge dalle indagini condotte in questi giorni nelle scuole non solo romane ma di tutta Italia. E spesso, i presidi hanno le mani legate nel caso i genitori di un alunno decidano di tenere per se il sospetto o la notizia che il figlio è positivo: “Non c’è nessun obbligo di legge sull’informazione, questo lo dobbiamo chiarire, ma di responsabilità. Non possiamo costringere i genitori a dare informazioni in merito. Ma rinnoviamo l’invito a farlo“, l’appello del direttore scolastico Mario Rusconi. In particolare modo, la collaborazione dei genitori sarebbe preziosa ora che alcune varianti straniere del Covid forse mettono in serio pericolo anche i più giovani: “E’ necessaria la collaborazione di tutte le parti. Famiglie incluse“, conclude il presidente della fondazione Assopresidi. Ma c’è chi non dà la colpa alle famiglie della mancata segnalazione di tanti studenti positivi alle autorità Asl: “Ci aspettiamo che anche il dottore si accerti dell’avvenuta comunicazione agli istituti scolastici e quindi alle azienda sanitaria di riferimento”, dice il preside del liceo romano Avogadro Stefania Senni, imputando parte della responsabilità anche ai dottori che non controllano se la segnalazione di casi sospetti di Covid-19 è avvenuta realmente.
E nel frattempo, il dicastero dell’Istruzione e il Governo Draghi corrono ai ripari, chiudendo tutti gli istituti scolastici senza eccezioni nelle zone più a rischio del paese: Abbruzzo, Basilicata e Campania, queste le Regioni interessate dalle misure più drastiche per arginare una situazione sempre più preoccupante, secondo gli scienziati. “Come ho sempre detto dobbiamo ascoltare il parere medico e capire se sarà necessario disporre nuove misure restrittive. Certo che le varianti di questo virus, come quella inglese, a detta degli esperti sono molto più contagiose per i ragazzi”, osserva Antonello Giannelli che presiede l’associazione Nazionale Presidi, favorevole alle chiusure se queste possono prevenire la diffusione di nuove varianti del virus tra i banchi di scuola.