Dopo una partenza convincente nella campagna per i vaccini, l’Italia sta rallentando. Parlano i dati sulle fiale della AstraZeneca giunte nel nostro paese.
Dopo aver guidato per breve tempo la classifica dei paesi più avanti nella campagna dei vaccini, l’Italia sta rapidamente perdendo posizioni se confrontata con altre nazioni europee e non che sarebbero a buon punto nel processo che – forse – debellerà finalmente il virus che ha sconvolto la vita di milioni di persone nell’ultimo anno. Le nazioni con il miglior record di vaccini somministrati al momento sarebbero Gran Bretagna ed Israele che contano quasi metà dell’intera popolazione locale vaccinata con almeno una dose del farmaco. Dopo le due nazioni nella classifica del maggior numero di vaccini somministrati ogni 100 individui, seguono a ruota Polonia, Slovacchia, Francia, Germania e Spagna, tutti paesi che hanno superato l’Italia nella corsa ai vaccini. Considerando che l’Italia aveva allestito 300 strutture sanitarie per portare avanti la campagna di vaccinazione con grande rapidità, gli esperti e gli scienziati si aspettavano risultati migliori. Dunque, cosa è andato storto?
Ancora una volta, il problema sembra essere legato alla scarsa coesione tra Regioni: in Italia ci sono territori che hanno raggiunto un gran numero di vaccini somministrati ed altri che arrancano, essendo spesso partiti in ritardo, un problema che si è già verificato con altre vaccinazioni a tappeto. Le regole per la prenotazione del vaccino non sono uniformi per tutte le Regioni e questo – riportano i cronisti – ha fatto si che il 30% delle dosi disponibili rimanessero a prendere polvere nei frigoriferi delle strutture deputate alla vaccinazione, invece di essere subito impiegate. Come accennato, la situazione è molto variabile: abbiamo la Val d’Aosta che comunica di aver somministrato il 90% delle dosi ricevute ed altre Regioni come la Sardegna e la Liguria che non sono nemmeno lontanamente vicine a questa percentuale. I dati peggiorano se si considerano soltanto le dosi provenienti dall’azienda AstraZeneca che ha consegnato un milione e 48mila dosi al nostro paese, solo un decimo delle quali è stato già iniettato a militari, poliziotti ed altre categorie lavorative a cui era destinato.
D’altronde, il Ministero della Salute stesso ha ammesso implicitamente il ritardo. In un comunicato di inizio anno si parlava di 14.507.000 dosi di vaccini acquistate da Pfizer, Astrazeneca e Moderna per una media di almeno 4.800.000 iniezioni al mese nei primi tre mesi del 2021, cifre però mai raggiunte: attualmente, le dosi realmente somministrate – riporta sempre il Ministero – sono circa 3.585.000, poco più del 76% di quelle previste. In poche parole, complessivamente e considerando che alcune Regioni sono più avanti di altre, il ritardo dell’Italia nell’operazione vaccini è di un mese. Per recuperare un ritardo di 30 giorni che rischia di aumentare, il Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha convocato esponenti delle maggiori case farmaceutiche italiane per capire in quanto tempo sarebbe possibile produrre un vaccino in Italia: gli esperti però hanno parlato di un tempo stimato di circa 6 mesi per approntare i bioreattori necessari, un periodo decisamente lungo. E quella contro il virus è una corsa contro il tempo che per il momento non abbiamo ancora vinto.