Il Governo Draghi pronto a modificare la strategia di contrasto al Coronavirus a partire dai ristori, che dovranno essere immediati e garantiti nel momento in cui si annunceranno le nuove restrizioni.
Il Governo di Mario Draghi si appresta a modificare l’approccio con cui il nostro Paese cercherà di contenere, da qui ai prossimi mesi, la diffusione dei contagi da Coronavirus. Una nuova strategia che – pur mantenendo in vigore il sistema di divisione in fasce varato nei mesi scorsi dal precedente Esecutivo e contestato, in questi ultimi giorni, da diverse Regioni – punta a fronteggiare tanto l’emergenza sanitaria, quanto quella economica. E così i provvedimenti di chiusura, che nelle intenzioni dovranno essere concordati con Regioni e Parlamento, saranno stabiliti e comunicati almeno una settimana prima della loro entrata in vigore, così da evitare un nuovo caso-sci e da concedere qualche giorno alle attività per prepararsi alle eventuali chiusure.
L’altra grande novità introdotta dal Governo Draghi dovrebbe riguardare i ristori immediati, che dovranno essere affiancati agli stessi provvedimenti restrittivi, in modo da garantire tempi più rapidi nell’erogazione dei sussidi. Tutti gli interventi, quindi, si muoveranno sul “doppio binario delle misure di contenimento affiancate a quelle di indennizzo“, ha garantito il Ministro per gli Affari Regionali Maria Stella Gelmini, cercando di tranquillizzare i Governatori sulla scottante questione dei ristori, con alcuni settori “che da mesi hanno dovuto bloccare le proprie attività” che lamentano il mancato arrivo di fondi, fanno notare i Presidenti di Regione invocando un “cambio di passo“.
Il tema dei ristori è evidentemente quello al centro della discussione tra Governo e Regioni. Draghi lo sa e ha già deciso di ampliare la cabina di regia ai Ministri economici, in modo da valutare la ricaduta dei provvedimenti dal punto di vista finanziario. Una mossa apprezzata dai Governatori che chiedono anche maggiore chiarezza, per quanto riguarda l’erogazione dei ristori “sulle competenze statali e regionali al fine di allinearne la tempistica e la relativa efficacia“.
Probabile che i parametri per stabilire la colorazione di ciascuna Regione vengano modificati già nei prossimi giorni e che vengano estese le zone rosse nelle aree in cui emergono focolai di varianti del virus. Ma se in questo senso rimangono da stabilire i dettagli dei nuovi interventi, con le nuove regole – che diverranno operative dal prossimo 6 marzo – che verranno messe a punto in queste due settimane, già oggi dovrebbe essere approvato un decreto che prorogherà il divieto di spostamenti tra Regioni per 30 giorni, fino al 27 marzo.
In generale, i dati della curva epidemiologica non lasciano immaginare la possibilità che si vada presto incontro a un sostanziale alleggerimento delle restrizioni in vigore. Un punto che potrebbe rappresentare un importante banco di prova per la nuova Maggioranza, divisa tra chi – come il Ministro della Salute, riconfermato, Roberto Speranza – sostiene con forza la linea del rigore e chi – Matteo Salvini su tutti – invoca riaperture e misure meno severe. Quel che è certo è che Draghi dovrà presto prendere una decisione su quale delle due linee seguire, visto che le due posizioni sono, evidentemente, difficilmente conciliabili. Il leader della Lega, ancora ieri, insisteva sulla necessità di riaprire bar e ristoranti anche in orario serale: un’ipotesi fortemente contestata dal Comitato Tecnico Scientifico e che non sembrerebbe all’ordine del giorno nei piani del Governo, che potrebbe però prendere in considerazione di concedere aperture graduali soltanto in quelle aree del Paese in cui il virus sembra meno presente.
Dal canto loro i Presidenti di Regione, in un documento approvato all’unanimità e inviato al Governo, oltre ai ristori immediati chiedono a Draghi “una revisione dei parametri e del sistema delle zone” e nuovi protocolli per individuare i settori da far ripartire e quelli che, al contrario, debbano seguire “un regime più stringente per specifici contesti territoriali“. Nel testo i Governatori chiedono una valutazione sui benefici portati dalle restrizioni di questi mesi, e invocano una valutazione approfondita sull’opportunità di riaprire alcune attività. Un tema su cui tra gli stessi Presidenti di Regione si è registrata una certa divisione e che alla fine il Governo dovrà cercare di sintetizzare, anche se al momento la posizione di Speranza è chiara: “La linea del rigore deve essere confermata, l’incidenza delle varianti è ancora pesante“.
I Governatori si pronunciano anche sulla questione delle scuole, chiedendo “un’apposita numerazione di rischio, tenendo conto dei dati oggettivi del contagio nelle istituzioni scolastiche e nel contesto territoriale di riferimento” e proponendo una forte implementazione dei meccanismi di congedo parentale, affiancata dall’allargamento delle misure economiche a sostegno dei genitori “nel caso di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per aggravamento della situazione epidemiologica“.
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