Gli investigatori che seguono il caso di Filippo Incarbone, sparito nel nulla nell’area del Ticino, sono convinti che i resti trovati nel fiume siano dell’uomo.
Sono stati trovati a pochi metri dal fiume Ticino i resti di Filippo Incarbone, camionista di 49 anni scomparso misteriosamente durante un viaggio tra le preoccupazioni dei familiari che – prima del lungo silenzio – hanno ricevuto un’ultima lettera. L’uomo scomparve il 27 dicembre 2020 ma la cognata ricevette un messaggio il 3 gennaio in cui Filippo si scusava per il ritardo nel mandarle tale missiva. Dopo calò un preoccupante silenzio che lascia intendere che forse quella lettera fu inviata da qualcun altro, magari da un assassino. Ad accorgersi dell’assenza prolungata dell’uomo furono infine dei vicini di casa, insospettiti dal fatto che il suo cane fosse stato lasciato a casa da solo per lungo tempo: sentendo l’animale abbaiare disperatamente, gli inquilini avevano infine contattato le Forze dell’Ordine. Le indagini sono arrivate forse ad un punto di svolta.
Intanto, grazie alle rivelazioni di un testimone due conoscenti di Incarbone sono stati tratti in arresto: sono Michael Mangano e Gianluca Iacullo – che hanno confessato di aver gettato il corpo dell’uomo nelle acque del Ticino. L’omicidio sarebbe avvenuto durante una serata trascorsa dai tre insieme, ad inizio gennaio
Le versioni dei due sono molto differenti. Iacullo ha riferito che ad uccidere Incarbone con la mazzetta sarebbe stato Mangano in un momento di rabbia cieca. Almeno dieci colpi che l’uomo avrebbe subìto senza reagire forse perchè, come gli altri, la sera del delitto aveva bevuto e fumato crack. Quando i due si sono resi conto del decesso dell’autotrasportatore, hanno deciso di sbarazzarsi del suo corpo. C’è stato un testimone oculare che li ha visti mentre caricavano il corpo in auto per trasportarlo nella zona del Ramo delle Streghe, diramazione del Ticino nel quale è stato gettato. Dopo essersi disfatti del corpo i due sarebbero tornati a casa e avrebbero consumato ancora droga per ore.
Gli inquirenti non erano pienamente sicuri che appartenessero al corpo di Filippo Incarbone i resti trovati sia nel parco antistante al fiume Ticino che nelle acque dello stesso corso d’acqua: per arrivare alle conclusioni si è dovuto attendere l’esame del DNA. All’esito del quale il Gip di Pavia, Luisella Perulli, ha convalidato il fermo dei due indiziati di omicidio e ne ha disposto la custodia in carcere col divieto di incontrarsi per 6 mesi per evitare che i possano concordare una versione univoca. Intanto i Vigili del Fuoco scandagliano accuratamente l’area in cui hanno trovato i resti umani, in cerca di altre prove.
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