Una ragazza minorenne ha accusato il proprio maestro di Karate di averla sottoposta ad abusi sessuali. Ma l’uomo non ha agito da solo, dicono i magistrati.
Una storia di abusi su più di una ragazza minorenne quella venuta alla luce in una palestra di Brescia: un uomo – che all’epoca dei fatti aveva 43 anni e che lavorava nella struttura come maestro di Karate – di nome Carmelo Cipriano è stato condannato a nove anni e mezzo di carcere in via definitiva con l’accusa di violenza su minore. Tutto è iniziato nel 2008 – secondo i magistrati che hanno seguito il caso – quando nella palestra si sono verificati i primi abusi: l’accusato per il giudice avrebbe subdolamente convinto alcune allieve ad avere dei rapporti sessuali con lui. In totale, sette ragazze minorenni iscritte al corso di Karate della palestra nel bresciano sarebbero state molestate non solo dall’uomo ma anche da due presunti complici, attualmente sotto processo. Alcune delle giovani allieve – riporta il procuratore sostituto Ambrogio Cassiani – sarebbero state letteralmente plagiate dall’accusato principale del caso, definito: “Un uomo incapace di controllarsi che mostrava un’assoluta noncuranza per le conseguenze della sua condotta, passando da una ragazza all’altra in modo insaziabile“. E proprio tra le conseguenze subite da alcune delle ragazze – dicono i legali di tre di loro – ci sono gravi traumi psicologici. Le violenze – spesso condotte proprio nei locali della palestra – sarebbero andate avanti finché una delle giovani che aveva 12 anni all’epoca dei primi abusi non ha deciso di rompere il silenzio nel 2017: “L’ho visto appartarsi con un’altra minorenne e mi sono detta ‘non deve fare a lei quello che ha fatto a me‘. Mi ha rovinato”.
La denuncia della ragazza in questione, Giada, ha portato altre vittime a trovare il coraggio di parlare di quanto avveniva, sostenendo di essere stata soggiogata psicologicamente: “Mi sentivo paralizzata, incapace di reagire ma non volevo fare quelle cose“, le sue parole. A comprovare la grande influenza che l’accusato aveva sulle giovani allieve, ci sarebbe la reazione dell’ultima vittima dell’uomo, una quindicenne che alla notizia dell’arresto dell’accusato avrebbe urlato: “Mi avete portato via l’uomo della mia vita”. Durante il processo a Cipriano però i magistrati hanno ipotizzato che ad essere implicati nell’orribile accadimento ci fossero almeno altri due uomini: gli accusati – Darix Argentini di 52 anni e Sandro Perini di 46 anni – sono al momento coinvolti in un secondo processo legato al caso dove anche Cipriano partecipa come testimone. La ragazza che per prima ha rotto il silenzio sulle violenze ha parlato di un rapporto a tre a cui avrebbero partecipato i due accusati, assieme al maestro di Karate che in quell’occasione avrebbe mandato messaggi falsi dal cellulare della ragazza per invitare i due complici ad avere rapporti con la giovane: “Era Carmelo in realtà a scrivere e mandare i messaggi in chat“, ricorda Giada. Casi come questo sono purtroppo ancora molto frequenti non solo in Italia ma anche all’estero ma spesso vengono a galla a distanza di anni: non sempre le vittime riescono a superare il trauma e a farsi avanti per testimoniare.