Como, la mamma della bambina abusata e uccisa: “Lui mi ha detto che stava bene”

Lo scorso 11 gennaio, la tragedia di Cabiate, in provincia di Como, in cui la piccola Sharon fu uccisa dopo orribili abusi dal compagno della mamma. La donna adesso chiede giustizia.

Cabiate sharon 17 febbraio 2021 leggilo.org

Non si capacita di aver lasciato la sua bimba con l’uomo che l’ha assassinata la 24enne di Cabiate Silvia Barni che nel giro di poche ore ha perso la sua piccola Sharon per colpa di una malvagità ingiustificabile e spaventosa. Per l’omicidio della bambina di appena 18 mesi il principale indiziato è Gabriel Robert Marincat, 25enne con cui Silvia conviveva e a cui aveva affidato la bambina per andare a lavoro, non avendo ragioni per prevedere l’orrore che sarebbe seguito in quel pomeriggio maledetto. Stando all’autopsia che purtroppo lascia poco spazio ai dubbi, Gabriel avrebbe abusato della piccola prima di picchiarla e ucciderla per poi mentire alla madre, parlando di un incidente domestico con una stufetta elettrica: “Rivedo il tuo volto, accarezzo i tuoi capelli. Penso al tuo sorriso. So che anche se non ti vedo ci sei sempre. Bambina mia, Sharon. Esco dal mio silenzio solo per te”, esordisce Silvia in una lettera dedicata alla bambina in cui racconta quei momenti tremendi per chiedere che la giustizia faccia il suo corso.

“Ti ho avuto che ero ancora una ragazza. Ti ho custodita tra le mie braccia e cullandoti mi immaginavo un futuro dove saremmo cresciute insieme, io mamma e tu figlia”, scrive Silvia ricordando la bambina. La donna accusa direttamente il compagno, incredula per quello che l’uomo avrebbe fatto secondo gli inquirenti: “Quel maledetto pomeriggio ho chiamato tante volte e sono stata ingannata. Mi veniva detto che stavi bene. Mi sono allarmata ancora di più e mi è stata mandata un’altra foto dove si vedevano segni sul tuo volto“, ricorda la donna che – insospettita e terrorizzata da una foto mandata dal compagno dove Sharon aveva un livido sul volto – aveva chiesto alla madre di andare a controllare cosa stesse succedendo. Anche alla nonna della bimba, l’accusato ha parlato di un incidente domestico, minimizzando l’accaduto. “Mia piccola Sharon eri troppo piccola per morire da vittima. È scritto che chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina e fosse gettato negli abissi del mare”, scrive Silvia precisando però che per la tragedia di Cabiate che le ha portato via la sua Sharon, vuole giustizia e non vendetta. I legali della donna hanno parlato di un dolore straziante che attanaglia la loro assistita: ciononostante, Silvia si costituirà parte civile contro l’uomo che – secondo le indagini – le ha portato via sua figlia.

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