Il pericolo più grande ora sono le varianti. Se non riusciamo a contenerle rischiamo grosso, dicono gli esperti. E più voci tornano a chiedere il lockdown.
Il Ministero della Salute informa che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 13.762 unità e portano il totale a 2.765.412. Nelle ultime ventiquattro ore 347 morti che fanno salire le vittime a 94.887 e 17.771 guariti che raggiungono quota 2.286.024.
I casi attualmente positivi sono 384.501, – 4363 rispetto a ieri. I ricoverati sono 17.963, 311 mentre in terapia intensiva 2045 assistiti, +2 da ieri.
Le varianti del Covid – brasiliana, sudafricana, inglese – spaventano gli scienziati. Se la brasiliana e la sudafricana non rispondono ai vaccini, quella inglese accelera sulla rapidità di trasmissione e non risparmia neppure i giovani. E – come non bastasse – ora è stata scoperta anche una quarta variante: quella scozzese. In realtà essa sarebbe una mutazione di quella inglese: una mutazione della mutazione insomma. La confusione cresce e la paura anche. E gli scienziati tornano a chiedere misure restrittive più rigide. Dall’infettivologo Massimo Galli – che ha dichiarato di avere il reparto di infettivologia dell’ospedale Sacco invaso dalle varianti – fino al microbiologo Andrea Crisanti la soluzione sembra essere una e una soltanto: il lockdown. Crisanti si è espresso senza mezzi termini: “La variante inglese ha una capacità di trasmissibilità elevatissima: in Inghilterra sono passati da 10mila a 60mila in tre settimane. Se mi aspetto un aumento notevole dei contagiati viste queste premesse? Si, nelle prossime due o tre settimane, a meno che non si adottino misure di contenimento“.
Per Crisanti il sistema delle zone a colori non è sufficiente. E con un Italia quasi interamente colorata di giallo rischiamo grosso: se non riusciremo a contenere le varianti del virus, a marzo conteremo 40mila contagi al giorno. Queste le parole dell’esperto: “Se rimaniamo le zone gialle e si fanno addirittura bianche e riapriamo tutto potremo tranquillamente arrivare a 30/40mila casi entro metà marzo. Servono misure draconiane, perché se si diffondono le varianti brasiliana e sudaricana abbiamo eliminato l’arma che abbiamo, il vaccino”. Crisanti, pertanto, torna a chiedere la chiusura totale come lo scorso marzo, quantomeno nelle zone dove sono già stati individuati dei focolai come l’Umbria e l’Abruzzo. E, mettendo il dito nella piaga dei tanti sciatori rimasti delusi, il microbiologo dell’Università di Padova, ha commentato: “Se avessimo fatto il lockdown a dicembre, oggi avremo gli impianti sciistici aperti probabilmente”
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