L’esito dell’autopsia dimostra che Laura Perselli è stata strangolata con una corda e che non abbia avuto il tempo di difendersi dal proprio aggressore.
Laura Perselli, scomparsa insieme al marito Peter Neumair il 4 gennaio scorso a Bolzano e il cui cadavere è stato ritrovato nei giorni scorsi nel fiume Adige, non ha avuto il tempo, o la forza di difendersi dal suo aggressore. A dimostrarlo sono stati gli esami autoptici effettuati sul corpo della donna – per il cui omicidio rimane unico indagato il figlio Benno Neumair – che evidenziano, oltre al fatto che la donna sia morta strangolata, come non vi sia alcun segno che possa far ipotizzare una colluttazione o un tentativo di difesa: Laura Perselli è stata strangolata brutalmente con una corda, senza poter far nulla per fermare il suo assassino che, verosimilmente, le ha teso un agguato completamente inaspettato non appena la donna ha fatto ritorno nella propria casa in via Castel Roncolo.
Un elemento che può coincidere con la ricostruzione fin qui fatta dagli inquirenti, secondo i quali Benno Neumair avrebbe ucciso la madre per coprire il precedente omicidio commesso nei confronti del padre Peter, vero obiettivo del delitto: l’uomo sarebbe stato ucciso dal figlio in casa poco dopo le 16, una volta fatto ritorno a casa. A quel punto Benno si sarebbe impegnato in una serie di operazioni di pulizia per eliminare prove ed indizi che potessero ricondurre a lui fino a quando, attorno alle 21, anche Laura sarebbe rientrata dopo aver trascorso tutto il pomeriggio dall’anziana madre, malata e recentemente scomparsa senza sapere nulla della tragedia che ha toccato i due coniugi.
A indirizzare chi indaga verso l’ipotesi che il duplice delitto si sia svolto in due momenti differenti è stato lo scarto temporale intercorso tra lo spegnimento del telefono cellulare di Peter e quello della moglie. Una volta portato a compimento il proprio piano omicida, Benno avrebbe iniziato a mettere in atto una serie di tentativi di depistaggio: su tutti, il tentativo di continuare a comportarsi in maniera naturale, tanto da aver fissato un appuntamento in un centro estetico – presentandosi, per prenotare il servizio, come Benno Perselli, con il cognome della madre – per un trattamento di dermopigmentazione al cuoio capelluto.
Ma gli indizi che inchiodano Benno sono sempre più numerosi e forniscono sempre maggiore concretezza alle ipotesi investigative formulate da chi indaga. Intanto in questi giorni il genetista Emiliano Giardina, su mandato della Procura di Bolzano, sta eseguendo una serie di esami su decine di reperti sequestrati all’interno dell’abitazione dei coniugi Neumair: tra questi anche una corda che Benno utilizzava abitualmente per fare arrampicata e che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere stata utilizzata per strangolare Laura Perselli.