Il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Agostino Miozzo fa il punto della situazione: dalla riapertura delle scuole ai ristoranti, per i quale riterrebbe necessaria la presenza dell’Esercito.
La gestione della pandemia in Italia, a pensarci bene, continua ad essere un po’ come un funambolo: in bilico su un filo, con il rischio di cadere da un momento all’altro. Da una parte, il rischio di far impennare i contagi, che andrebbero poi a far salire, a cascata, ricoveri, terapie intensive, decessi; dall’altra, la necessità di tenere d’occhio l’economia, alle prese con una crisi potentissima dalla quale non è chiaro se e quando saremo in grado di riprenderci del tutto.
E’ questo il senso delle parole di Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, che intervistato da La Repubblica prova a spiegare quale sarà l’approccio del Cts al nuovo Esecutivo con cui – verosimilmente a partire dalla prossima settimana – dovrà confrontarsi: “La terapia più efficace sarebbe un lockdown totale per altri due mesi. Ma non possiamo permetterci questa terapia: il Paese è in grave sofferenza con milioni di persone in stato di assoluta precarietà e il governo non è in grado di supplire alle necessità“, spiega a chiare lettere lo scienziato. “Le riaperture che si stanno autorizzando comportano un rischio relativo. Poco incide il singolo settore sull’Rt ma se sommiamo i settori generiamo una somma esponenziale dei rischi“.
Un funambolo, appunto. Che si prende dei rischi, pur di portare a termine la propria traversata sul vuoto. Tra questi, la possibilità di concedere qualche graduale riapertura, almeno in una fase come questa in cui – varianti virali permettendo – i dati non sembrano essere particolarmente negativi. Riaprire i ristoranti la sera, spiega Miozzo, “sarebbe anche possibile se solo fossimo in grado di garantire un rigoroso meccanismo di controlli, cosa che fino ad ora non è stato. Immaginate cosa può succedere se riaprono i ristoranti la sera ai Navigli o a Trastevere“. Insomma, le attività in sé – stanti limitazioni rigide sul numero di accessi e i distanziamenti da rispettare – potrebbero anche riaprire. Il problema sarebbe poi garantire che le cene non diventino l’occasione di serate di gruppo e di affollamenti in strada. “Mi sono attirato le ire di molti amministratori locali che si sono visti imputare la responsabilità del mancato controllo per gli assembramenti“, dice Miozzo, che spiega: “E’ quello che chiederei al governo: un controllo efficace del territorio almeno per i prossimi due o tre mesi, con il contributo anche dell’Esercito, Forze dell’Ordine, Polizia locale che stanno già facendo un lavoro straordinario. Basta vedere una divisa che agisca nei luoghi a rischio per scongiurare comportamenti irresponsabili“.
Anche perché secondo il coordinatore del Cts la fase attuale è davvero decisiva nel contrasto alla pandemia: ci troviamo in un momento in cui sarà fondamentale agire come una squadra, secondo Miozzo, che invece segnala di assistere ancora ad una “prevalenza di interessi, piani locali che mettono in atto azioni di scarso valore per il Paese e di complicazione per le azioni che è necessario prendere a livello nazionale“. Un comportamento che lo scienziato non apprezza soprattutto per quanto riguarda la gestione del piano vaccinale – sul quale le Regioni stanno andando in ordine sparso – tanto da dirsi pronto a suggerire al futuro Premier Mario Draghi “il ricorso all’articolo 120 della Costituzione che prevede il potere di sostituzione del governo centrale laddove le autorità locali non siano in condizione di garantirei diritti costituzionalmente previsti“. Certo, l’accentramento delle competenze da parte del Governo scatenerebbe un polverone che Draghi difficilmente vorrà sollevare, appena dopo l’insediamento a Palazzo Chigi. “Un’ipotesi provocatoria“, ammette Miozzo “ma che ritengo potrebbe essere presa in considerazione per alcuni aspetti delle strategie nazionali che interessano la salute del Paese“.
Tra questi, secondo Miozzo, c’è la scuola, che Draghi ha annunciato come una delle priorità del prossimo Governo: “È incomprensibile vedere le scuole chiuse e i centri commerciali aperti. Se un rischio c’è sul territorio le scuole devono essere le ultime sacrificate“, spiega lo scienziato, che esprime poi tutto il proprio sostegno all’ipotesi che il blocco degli spostamenti tra Regioni, attualmente in scadenza lunedì 15 febbraio, venga prorogato al 5 marzo. Un provvedimento che Miozzo ritiene necessario “almeno fino a quando non sarà chiaro l’impatto delle varianti del virus. La mobilità potrebbe essere un drammatico veicolo di trasmissione“.