Non solo perdita di olfatto e gusto e febbre: i sintomi del Coronavirus potrebbero essere molti altri. Ecco perchè i test a tampone hanno bisogno di aggiornamenti.
Il Ministero della Salute informa che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 13.908 unità che portano il totale a 2.697.296. Nelle ultime ventiquattro ore 316 morti che fanno salire le vittime a 93.045 e 16.422 guariti che raggiungono quota 2.202.077.
I casi attualmente positivi sono 402.174, – 2045 rispetto a ieri. I ricoverati scendono a 18736, -206 mentre nelle terapie intensive 2095 assistiti, -31 da ieri.
Gli attuali tamponi utilizzati per verificare la positività al Covid potrebbero necessitare di un aggiornamento. L’allarme arriva da uno studio britannico, finalizzato a migliorare ed approfondire il sistema di tracciamento degli infetti. Sono stati esaminati i risultati dei tamponi oro- faringei di migliaia di inglesi, effettuati tra il giugno 2020 e gennaio 2021, il lasso temporale in cui il virus ha iniziato a presentarsi in tante varianti diverse. Con le inclusioni dei sintomi aggiuntivi che lo studio ha individuato – spiega il responsabile del programma REACT Paul Elliot – si potrebbero individuare fino a tre quarti degli infetti prima che essi possano contagiare altre persone: “Questi nuovi risultati suggeriscono che molte persone con Covid-19 non vengono sottoposte a test e quindi non si autoisoleranno perché i loro sintomi non corrispondono a quelli utilizzati nelle attuali linee guida sulla salute pubblica” .
Un altro dato è emerso da questi nuovi studi: i nuovi sintomi potrebbero essere stati portati dalla mutazione del virus conosciuta come variante inglese, per l’appunto, che sarebbe anche responsabile di molte delle infezioni avvenute nel 2021 quando fino a poco tempo fa si credeva che solo il 16% dei casi provenissero da tale variazione genetica della malattia. Ma quali sono questi sintomi da Coronavirus che sono stati finora trascurati ed ignorati? Brividi, perdita d’appetito, dolori muscolari e mal di testa, rivelano i medici britannici, tutti malesseri legati a più di una malattia infettiva comprese influenza e raffreddore che hanno portato – secondo Paul Elliot – a confondere tanti malati di Covid con pazienti “tradizionali” malati di infezioni leggere. Per questo motivo, è necessario intervenire quanto prima per rendere i test un’arma ancora più efficiente: “Spero che i nostri risultati sui sintomi più informativi significano che il programma di test può trarre vantaggio dalle prove più aggiornate, aiutando a identificare più persone infette”.
Sempre secondo i dati del programma REACT, l’86% delle infezioni registrate a gennaio potrebbero essere state causate da una variante del virus che ha portato con sé i nuovi sintomi: “Con il progredire dell’epidemia e l’emergere di nuove varianti, è essenziale continuare a monitorare come il virus colpisce le persone in modo che i programmi di test soddisfino le mutevoli esigenze” – conclude il professore, assicurando che la scienza continuerà a studiare e a lavorare duramente per permettere l’esecuzione di test sempre più efficienti.
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