Il Movimento 5 Stelle apre oggi, con un giorno di ritardo, il voto sulla piattaforma Rousseau sul sostegno al Governo Draghi. Ma la tensione interna rimane altissima.
Alla fine, con un giorno di ritardo, la votazione sulla piattaforma Rousseau attraverso la quale i militanti del Movimento 5 Stelle si pronunceranno sull’opportunità di sostenere il nascente Governo Draghi si svolgerà oggi. Ad annunciarlo, nella serata di ieri, lo stato maggiore grillino, dopo che la “pazienza” invocata 24 ore prima da Beppe Grillo aveva portato all’annuncio dell’istituzione, nell’Esecutivo che verrà, di un Ministero per la Transizione Ecologica.
Una dichiarazione che – al di là di quello che poi il Ministero in questione sarà in grado di fare, che pure rimane un aspetto non secondario da chiarire – non riesce a nascondere la guerra intestina che ormai da qualche mese caratterizza le dinamiche del Movimento. Non è un mistero, infatti, che l’intervento di Beppe Grillo – che aveva rimandato l’avvio delle votazioni in attesa di importanti novità da Draghi – fosse finalizzato soprattutto a stoppare un quesito che, nella prima stesura voluta da Davide Casaleggio, era fortemente orientato verso il no al sostegno del nuovo Governo.
I ben informati raccontano di momenti di altissima tensione tra il comico genovese ed il rampollo della famiglia Casaleggio, figlio del co-fondatore del Movimento ma lontanissimo – per visione e orizzonti – dalle posizioni di Grillo, che avrebbe volentieri rinunciato al passaggio su Rousseau, visto come una possibile trappola e come una sicura fonte di nuovi dissapori interni.
E chissà se l’annuncio del Ministero della Transizione Ecologica sarà sufficiente a garantire un ampio sostegno da parte degli iscritti a Rousseau, visto che sono in tanti, tra i 5 Stelle, a ritenere che l’appoggio al Governo Draghi possa rappresentare l’ultima e definitiva retromarcia di un Movimento che oggi appare come un lontano parente di quello che, appena 3 anni fa, aveva fatto il pieno alle elezioni sull’onda lunga dell’attacco alla casta della politica.
Intanto, secondo le indiscrezioni, la guida del nuovo Ministero non dovrebbe essere affidata a un esponente del Movimento ma a Enrico Giovannini, ex presidente dell’Istat e portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Il budget a disposizione del nuovo dicastero dovrebbe essere importante: una settantina di miliardi di euro, con l’assorbimento di parte delle competenze dei Ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e dei Trasporti. Una riforma già proposta, in occasione delle elezioni 2018, dal Wwf, che lanciò una petizione sulla quale si dissero disposte a collaborare praticamente tutte le forze politiche, salvo poi non intervenire in alcun modo: “L’Italia ha bisogno di un ministero dell’Ecologia e della Sostenibilità che guidi quel processo di Transizione che ci indica il mondo scientifico, l’ONU e l’UE“, scriveva l’associazione ambientalista.
Insomma, almeno nelle premesse il nuovo Governo si propone di intervenire per una forte transizione della nostra economia verso istanze a vocazione ecologica: dall’efficientamento energetico alla mobilità sostenibile attraverso, passando per il rinnovo del parco autotrasporto e del trasporto ferroviario merci in chiave sostenibile. Misure che si inseriscono in un contesto più ampio, caratterizzato dal vincolo che riguarda l’ottenimento delle risorse europee e che impone ai Paesi di impiegare almeno il 37% dei fondi a misure destinate alla transizione ambientale.
Per la verità, un dipartimento per la transizione ecologica sarebbe già presente nell’Esecutivo uscente: alla sua guida c’è Mariano Grillo, chiamato a curare “le competenze del Ministero in materia di economia circolare, contrasto ai cambiamenti climatici, efficientemente energetico, miglioramento della qualità dell’aria e sviluppo sostenibile, cooperazione internazionale ambientale, valutazione e autorizzazione ambientale e di risanamento ambientale“. Un dipartimento articolato in quattro direzioni generali: quella per l’economia circolare, quella per il clima, l’energia e l’aria, quella per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo e quella per il risanamento ambientale. Non abbastanza, evidentemente, visto che è sull’istituzione di un Ministero ad hoc che oggi il Movimento pare giocare la partita più importante: quella sul proprio futuro.
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