Scuola fino al luglio, gli insegnanti contro Mario Draghi: “Abbiamo lavorato tantissimo”

Fervore nel mondo della scuola per le indiscrezioni secondo cui il Premier incaricato Mario Draghi vorrebbe prolungare fino a fine giugno l’anno scolastico in corso.

Gli insegnanti contro il prolungamento dell'anno scolastico
Mario Draghi/Daniel Roland, Getty Images

Dalle consultazioni che il Premier incaricato Mario Draghi ha tenuto con le forze politiche parlamentari è emersa l’intenzione del futuro Presidente del Consiglio di mettere, tra le priorità del nuovo Esecutivo, il mondo della scuola. Tra le indiscrezioni emerse negli ultimi giorni si è molto parlato della possibilità che l’anno scolastico in corso venga prolungato fino al 30 giugno per recuperare almeno in parte il tempo perso durante le chiusure imposte in questi mesi dalle restrizioni anti-Covid e sopperite solo in parte dalla didattica a distanza. Un’ipotesi – per la verità già fatta circolare nei mesi scorsi dal Ministro dell’Istruzione uscente Lucia Azzolina – che non piace a presidi e insegnanti.

Si può parlare di tutto, ma bisogna farlo approfondendo le cose. Il calendario scolastico non dipende dal comodo degli insegnanti: è stato tarato sulle esigenze delle famiglie dalle Regioni“, segnala in un’intervista a Fanpage il coordinatore nazionale di Gilda Insegnanti, Rino Di Meglio, che evidenzia poi come tra esami di Stato – che si svolgono a Luglio – e ripresa del nuovo anno scolastico prevista per l’inizio di Settembre, l’unica vera interruzione dell’attività scolastica si registra nel mese di Agosto. Perplessità, dal mondo dei docenti, anche rispetto alla possibilità di aumentare i turni di lavoro da qui alla fine dell’anno scolastico: “Gli insegnanti hanno lavorato tantissimo, perché purtroppo la didattica a distanza è più pesante di quella normale e richiede più impegno e più tempo“, fa sapere il sindacalista, che sottolinea poi che “nella scuola dell’infanzia, nella scuola primaria, e nelle scuole medie non ci si è mai fermati“.

La soluzione per proteggere i ragazzi che rischiano di rimanere indietro, quindi, non starebbe secondo Di Meglio nel prolungamento dell’anno scolastico – che scatenerebbe le proteste delle famiglie e avrebbe ricadute anche su altri settori, come quello turistico – ma nel finanziamento urgente di “corsi di recupero individualizzati che sono sicuramente più efficaci“.

Intanto, nella giornata di ieri, è stata annunciata la ripresa del concorso straordinario, interrotto per l’arrivo della seconda ondata in autunno e rispetto al quale il corpo docente chiede chiarimenti: il protocollo che definisce le misure di sicurezza da mantenere durante lo svolgimento di un concorso pubblico è stato modificato, ma rimangono numerosi gli aspetti da mettere a punto: molti insegnanti, ad esempio, saranno chiamati a sostenere il concorso anche a centinaia di chilometri da dove vivono. A questo si aggiunge la necessità di presentarsi con un tampone che abbia dato esito negativo non più di 48 ore prima della convocazione per il concorso.

Insomma, l’incertezza è tanta: “Dal ministero non abbiamo ottenuto ancora risposta, anche se lo abbiamo chiesto formalmente, su quali misure debbano seguire i candidati“, spiega Di Meglio. “Stavolta visto che c’è questo protocollo nuovo sembra che serva questo tampone, ma questo vuol dire che chi deve sostenere l’esame di lunedì deve fare un tampone di sabato o di domenica“. Anche sulla capacità di rispettare il distanziamento, che ora impone un parametro di almeno due metri tra i candidati, restano perplessità. “C’è preoccupazione, mi sembrano in difficoltà. E poi la spesa è tutta a carico dei poveracci che devono fare il concorso, devono fare il tampone a spese loro e si devono spostare a spese e rischio loro“, attacca Di Meglio.

Ben diversa, invece, la posizione degli insegnanti sulle indiscrezioni, trapelate dalle consultazioni di Draghi con i partiti, che vorrebbero il futuro Premier intenzionato a garantire una massiccia assunzione di nuovi insegnanti, così da evitare un nuovo avvio dell’anno scolastico con cattedre vuote: “Non possiamo andare avanti con questo record del personale precario, siamo a quota 200mila e probabilmente a settembre se non si farà nulla saremo a 220mila“, fa sapere Di Meglio, che sottolinea come il concorso straordinario che si appresta a ricominciare rappresenta soltanto “un pannicello caldo, perché sono 32mila stabilizzazioni in tre anni, mica subito“. Il sindacalista si dice inoltre convinto della necessità di pensare a qualche meccanismo di inserimento in ruolo degli insegnanti diverso dal concorso, già di difficile realizzazione storicamente e reso ancor più complesso dalla pandemia.

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