E’ durata pochi giorni la fuga di Mirko Oro, scappato alla fine di gennaio per scongiurare l’arresto e la pena a 6 anni cui era stato condannato per una serie di reati commessi.
Reati fiscali, rissa, lesioni, maltrattamenti in famiglia: c’era un po’ di tutto nel “curriculum” di Mirko Rosa, conosciuto soprattutto come “Mirko Oro“, imprenditore di Busto Arsizio a capo di una catena di “Compro Oro” travolta da un’inchiesta e sulla cui testa pendeva una condanna complessiva a sei anni di reclusione. L’uomo era scappato lo scorso 20 gennaio, esattamente 24 ore prima che la condanna emessa nei suoi confronti diventasse esecutiva. Ma ieri la sua fuga è stata interrotta dai Carabinieri del comando provinciale di Varese, che lo hanno arrestato a Mendrisio, in Svizzera, sulla base di un mandato di cattura emesso dalla Procura di Busto Arsizio.
Un arresto che deve aver stupito Rosa, convinto che le Forze dell’Ordine non sarebbero mai riuscite a rintracciarlo, tanto da rendersi protagonista di una serie di video, pubblicati sul social network TikTok, nei quali sbeffeggiava i militari: “Maresciallo sprecate soldi, non mi prenderete mai“, ripeteva con aria beffarda. Nel frattempo, per tentare di confondere gli inquirenti, indicava la propria posizione attraverso una fittizia geolocalizzazione in Australia: “Ciao poveri, siamo a Melbourne, Australia“, scriveva, mentre si trovava, in realtà in Danimarca. Un’astuzia invidiabile, che però non è stata sufficiente, evidentemente, a sviare la Procura che gli stava dando la caccia. I Carabinieri del nucleo operativo di Varese, nel giro di qualche giorno, hanno individuato la sua posizione anche grazie alle tracce lasciate dal fuggiasco in rete e, appena ottenuto il mandato di arresto europeo in collaborazione con il Servizio per la collaborazione internazionale e alla Polizia cantonale di Mendrisio, lo hanno fermato.
Rosa si trova attualmente nel carcere di Lugano, in attesa dell’estradizione nel nostro Paese. La sua vicenda aveva avuto inizio nel 2015, quando Rosa era stato condannato nell’ambito dell’inchiesta “Goldfinger“, condotta dal pm Nadia Calcaterra e dalla Guardia di Finanza di Varese, per evasione fiscale e falsa fatturazione insieme a quello che allora era il suo socio, Andrea Fisichella. Quest’ultimo aveva continuato a operare nel settore della compravendita di preziosi, riuscendo a mettere in piedi una rete di 60 negozi tra Milano, Torino e Roma, chiusi pochi mesi fa su iniziativa delle Questure dei tre capoluoghi, che avevano scoperto che le attività non disponevano delle necessarie autorizzazioni.