Chi decide sugli spostamenti tra Regioni? Ora tutte le regole di Conte potrebbero saltare

Il 15 febbraio scadrà il divieto di spostamento tra Regioni ma, complice la crisi di Governo, la proroga della misura potrebbe saltare.

Spostamenti tra Regioni, lunedì le regole di Conte potrebbero saltare
Giuseppe Conte/Alberto Pizzoli, Getty Images

Cosa ne sarà, dal 15 febbraio, delle restrizioni anti-Covid attualmente in vigore e in scadenza proprio tra una settimana? E soprattutto: a chi spetterà, in questi sette giorni, stabilire come continuare ad affrontare la gestione della pandemia, dopo che il Governo che se ne era occupato fino a questo momento ha fatto un passo indietro? Un bel rebus, da risolvere in fretta, perché la certezza è che il Coronavirus, lungi dall’essere scomparso, non abbia intenzione di farsi da parte e che, di conseguenza, l’Italia non sia pronta per un liberi tutti.

Eppure, senza un intervento legislativo, presumibilmente attraverso un decreto, lunedì 15 le imposizioni dell’ultimo Dpcm verrebbero meno, scardinando di fatto l’impalcatura di misure di contenimento messa in piedi da Giuseppe Conte e Roberto Speranza. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: dando per scontato che presto Mario Draghi darà vita ad un nuovo Esecutivo, questo potrà essere già nel pieno delle proprie funzioni in tempi abbastanza brevi per assicurare continuità ad un provvedimento che scade tra sette giorni?

Il 15, infatti, sarà l’ultimo giorno in cui saranno proibiti gli spostamenti tra Regioni o Province autonome diverse. Dall’indomani, senza un nuovo intervento, le restrizioni salteranno, con quello che sarebbe un netto cambio di registro netto. Ma ancor prima degli eventuali interrogativi sull’opportunità di un alleggerimento delle misure, la questione sta nell’individuare il soggetto che possa avere la competenza a procedere, in un senso o nell’altro, nell’assunzione di questa decisione.

Il Governo Conte, come previsto dalla Costituzione, è in carica ancora oggi e lo sarà fino all’insediamento del nuovo Esecutivo. Ma si tratta di una permanenza poco più che formale, limitata allo svolgimento degli “affari correnti” e appare difficile pensare che una decisione del genere possa rientrarvi. D’altro canto immaginare che nel giro di 7 giorni Mario Draghi possa sciogliere la riserva accettando l’incarico conferitogli dal Quirinale, presentare la squadra di Governo, salire al Colle per il giuramento e presentarsi alla Camera e al Senato per il voto di fiducia, sembra un’operazione impossibile.

Le strade percorribili, quindi, sono verosimilmente due: il varo di un nuovo provvedimento prima del voto di fiducia al nuovo Governo – che difficilmente avverrà entro la prossima settimana – o la decadenza delle misure in vigore. Una prospettiva che preoccupa non poco il Ministro della Salute uscente Roberto Speranza, secondo il quale “il virus circola e il rischio, anche per via delle varianti, resta alto. Non possiamo scherzare col fuoco“. Anche perché quella di lunedì 15 febbraio sarà soltanto la prima di una serie di scadenze importanti da qui al 5 marzo: oltre ai passaggi fondamentali per la gestione del piano vaccinale tra Governo e Regioni e per aggiornamenti sullo stato di diffusione delle varianti virali – con un incontro previsto in settimana tra il Ministro uscente Francesco Boccia e i Governatori – per venerdì è fissato il nuovo monitoraggio, che dovrà decidere l’attribuzione dei vari territori alle tre fasce di rischio. E poi ci sono le piste da sci: il Comitato Tecnico Scientifico ha validato una serie di linee guida per riaprire gli impianti dal 15, ma queste dovranno essere tradotte in regole certe che stabiliscano chi possa ripartire, in quali territori e secondo quali criteri.

Poi – ma questo spetterà senz’altro al nuovo Governo – ci sarà da valutare quali misure imporre al Paese nel nuovo Dpcm, dall’inizio di marzo. E tenendo conto della eterogeneità della Maggioranza che si profila – costituita da aperturisti e rigoristi – e delle pressioni che le categorie – ristoratori e lavoratori dello spettacolo in testa – stanno esercitando, potrebbe trattarsi di un vero battesimo del fuoco per l’Uomo della Provvidenza Mario Draghi.

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